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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
Marzo 2000

11 marzo 2000
DE ANDRÈ

La sua infanzia era stata segnata da Tre gruppi. Quando ancora era il Micio Fenriz, suo padre lo aveva tirato su a forza di Rondò Veneziano, De Andrè e Inti Illimani. Tutto questo aveva influito tantissimo sulla sua crescita musicale (nonchè sulla sua psiche già non tanto sana).
Ora che era cresciuto, e che poteva vantarsi dell'appellativo Gatto, i suoi sentimenti nei confronti di questi Tre Nomi della sua infanzia non erano mutati. Ed era per questo che ieri sera il Gatto Fenriz si era commosso.
Una serata in Piazza De Ferrari, circa 40.000 persone, i migliori cantanti e cantautori italiani a rendere omaggio a una voce che mancherà. Tante parole sono state sprecate, e ancora tante ne verranno scritte, ma quello che contava realmente era il calore che si respirava ieri sera, tra tutte quelle 40.000 persone in piazza, unite solo da quella voce che aveva cantato poesie vere.
Generazioni a confronto, erano presenti persone che normalmente non avrebbero forse niente in comune, ma che in fondo forse tanto diverse non erano. Una medesima passione, bastava solo questo.
E così erano passati su quello schermo gigante una carrellata di cantanti italiani, a partire da Vasco, passando per Celentano (non credete ai giornali, Lui, il vero Celentano, se ha sbagliato era solo per Emozione...), Battiato, la PFM (stupenda, mitica, unica!), Vanoni, Baccini, Bertè, Ligabue, Jovanotti (o Lorenzo?), Paoli, Zucchero, ecc ecc ecc...
Era forse inutile adesso ricordare ogni singola canzone, ogni singola nota o ogni singola lacrima versata durante la serata, perchè quello che si respirava era veramente l'atmosfera di un vero evento, tanto che alla fine, quando Cristiano De Andrè aveva intonato "creuza de ma", tutta la Piazza si era alzata in piedi, come di fronte ad un inno nazionale, per tributare l'ultimo omaggio a Lui. La colonna sonora della città, così era stata definita.
E il Gatto Fenriz era tornato a casa alle 2 e mezza del mattino, stanco, provato, ma incontrollabilmente e inequivocabilmente felice. Non gli importava che il mattino dopo si sarebbe dovuto alzare alle 6.30. Non gli importava altro. Era soddisfatto.
Piccola riflessione sulla Famigerata Fratellanza Metallica: non esiste. Quella che comunemente viene denominata F.M. non è una prerogativa del metallone, come spesso viene erroneamente creduto. Ieri sera, in mezzo a tutta quella gente, c'era più calore e solidarietà che a 10 concerti metal messi insieme. Generazioni diverse che si scambiavano idee, riflessioni, commenti e anche cornetti alla crema.
Più Fratelli di così...

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10 marzo 2000
THERION

Era destino che prima o poi sarebbe toccato a lui mettere un po' di ordine nella lunga e caotica carriera dei Therion, e il Gatto Fenriz ne era onorato. Un po' perché li aveva sempre seguiti fin dagli esordi, un po' perché era un modo per tributare loro un omaggio che ampiamente meritavano, un po' perché così facendo sperava di capire... capire... quelle enormi distese di Prati Verdi e Cagnolini che lo inquietavano e lo privavano del sonno...

Dal Vangelo Apocrifo Secondo Pazuzu:


"La band si forma nel 1987 con il nome di Blitzkrieg; successivamente cambia nome in Therion, e registra alcuni demo. I membri originali sono Christofer Johnsson (chitarre e voce), Erik Gustafson (basso), Peter Hansson (chitarra solista) e Oskar Forss (batteria).
Nel 1990 sotto la House Of Kicks esce il loro primo minialbum (4 canzoni) "TIME SHALL TELL", ed è un death cadenzato, quasi melodico, ma decisamente originale ed accattivante.
L'anno dopo sotto la Deaf Records esce l'album completo "OF DARKNESS", contenente anche le 4 canzoni presenti nel mini precedente. La musica non ha subito svolte significative, e quindi rimane sui binari di un death che comincia però ad andare stretto al chitarrista (e anima compositiva) Christofer Johnsson.
È per questo motivo che l'album successivo "BEYOND SANCTORUM", uscito nel 1992 per la Active Records, segna un notevole passo avanti per la band. Il death degli esordi viene amalgamato con l'uso di tastiere atmosferiche (suonate da Peter) che rendono il suono molto diverso da tutto quello che c'era in giro in quegli anni e che costa loro molte critiche da parte della stampa specializzata. In effetti sono forse stati i primi ad inserire certi passaggi melodici e l'uso delle tastiere in pezzi death e quindi a risultare, in un certo senso, il primo gruppo gothic...
I testi sono particolarmente oscuri e trattano tematiche esoteriche e pagane; il motivo è da ricercarsi nell'adesione di Christofer al Dragon Rouge, un ordine esoterico svedese. Da ora in poi tutti i testi avranno sempre una componente esoterica e saranno incentrati su religioni antiche quali egizie, sumere, babilonesi, o anche linguaggio enochiano; saranno comunque sempre collegati a rituali e conoscenze che Christofer acquisirà tramite il Dragon Rouge.
Sempre in questo album è da segnalare la fuoriuscita del bassista, pare per motivi di eccessivo alcolismo.
Passa un altro anno ed ecco che esce il nuovo album "SYMPHONY MASSES - HO DRAKON HO MEGAS" per la Megarock records. La band si è completamente rivoluzionata, e della formazione originale rimane solo Christofer (che qui suona anche le tastiere); ora abbiamo Magnus Barthelson (chitarra solista), Andreas Wallan Wahl (basso) e Piotr Wawrzeniuk (batteria).
Il suono richiama la NWOBHM con chitarre e voce più brutali; c'è una certa epicità oscura di sottofondo che pervade tutto l'album, e anche alcuni piccoli richiami ai Celtic Frost; il tutto condito con un pizzico di doom...
Dopo questo disco passano due anni, i Therion firmano per la Nuclear Blast, ed ecco che nel 1995 esce il singolo "THE BEAUTY IN BLACK" come apripista dell'imminente album. Il disco è registrato con l'ausilio del soprano Claudia Maria Mohri che già aveva collaborato con i Celtic Frost. Magnus ha abbandonato il suo ruolo di chitarrista e al basso troviamo Fredrik Isaksson.
Il nuovo album "LEPACA KLIFFOTH" esce poco dopo e anche stavolta il loro suono è cambiato: la componente Celtic Frost è in primo piano, ma il tutto è condito con un po' di dark e quindi il disco suona più cupo e introspettivo dei precedenti, ma allo stesso tempo anche più immediato. Neanche a dirlo è presente una cover dei Celtic Frost ("Sorrows Of The Moon").
Passa una altro anno e nel 1996 arriva un altro singolo, "SIREN OF THE WOODS". Il suono ha subito un'altra evoluzione, ed è adesso metal con improvvisi scoppi orchestrali.
La line-up è cambiata come sempre e quindi al basso troviamo Lars Rosenberg e alle chitarre soliste Jonas Mellberg; abbiamo poi due cori composti da soprani, alti, tenori, bassi e baritoni; Dan Swano partecipa in quasi tutte le parti vocali non coperte dai cori.
Il disco vero e proprio esce subito dopo ed è la consacrazione dei Therion: "THELI" riceve giudizi entusiasti un po' da tutti. La musica è veramente sinfonica, anche se Christofer ammette che la maggior parte dell'album è stata realizzata con tastiere e synth; i cori dominano la maggior parte del disco, soprattutto nei brani più riusciti. È l'inizio della svolta orchestrale dei Therion.
Nel 1997 esce "A'ARAB ZARAQ LUCID DREAMING", una sorta di disco-celebrazione dei 10 anni del gruppo. L'album contiene 2 brani inediti (del periodo di "Theli"), 4 cover di Scorpions, Iron Maiden, Running Wild, Judas Priest, una ri-registrazione di un brano dell'epoca di "Beyond Sanctorum" e la colonna sonora che Christofer Johnsson ha registrato come progetto solista per il film artistico "The Golden Embrace" di Per Albinsson.
Arriviamo quindi al 1998 quando esce "VOVIN", un disco che è una vera via di mezzo tra musica classica e metal. Il gruppo ha nuovamente subito notevoli cambiamenti, e adesso troviamo (oltre al sempre presente Christofer, ovviamente!) Tommy Eriksson alle chitarre, Ian Kazda al basso, Wolf Simons alla batteria, e parecchi ospiti di riguardo quali Waldemar Sorychta (chitarre), Siggi Bemm (chitarre), Ralph Scheepers (voce), Martina Hornbacher (voce), Sarah Jezibel Diva (soprano e alto).
Christofer ha definitivamente abbandonato il microfono per lasciar spazio ai cori femminili; il legame tra orchestra e chitarra questa volta è più marcato ma allo stesso tempo più amalgamato, e il risultato finale è molto più sognante ed onirico dell'album precedente; alcuni brani sono più orecchiabili al primo ascolto, ma nascondono sempre una complessità di sottofondo che li rende in un certo senso inquietanti.
Da segnalare il singolo "EYA OF SHIVA" che esce solo per le emittenti radio.
Nel 1999 esce "CROWNING OF ATLANTIS", non un album vero e proprio, ma un maxi-singolo di 40 minuti con inediti, ri-registrazioni, brani live e cover di Loudness, Accept e Manowar. Infine all'inizio del 2000 esce "DEGGIAL", l'ultima fatica discografica del buon Christofer, questa volta accompagnato da Kristian Niemann (chitarre), Sami Karpinen (batteria) e Johann Niemann (basso). L'album è stato finalmente registrato con l'ausilio di una vera orchestra, e perciò spiccano canzoni con parti di fiati e archi e condite con cori sia maschili che femminili. Anche stavolta compaiono ospiti di tutto riguardo come Waldemar Sorychta (chitarra) e Hansi Kursch (voce), e la sezione orchestrale è diretta, come nel lavoro precedente, da Ian Kazda.
L'album si conclude con la cover "O Fortuna" estratta dai Carmina Burana di Carl Orff."

DISCOGRAFIA:

  • Time Shall Tell (1990) mini
  • Of Darkness (1991)
  • Beyond Sanctorum (1992)
  • Symphony Masses: Ho Drakon Ho Megas (1993)
  • Beauty in Black (1995) mini
  • Lepaca kliffoth (1995)
  • Siren of the Woods (1996) mini
  • Theli (1996)
  • A'arab Zaraq Lucid Dreaming (1997)
  • Vovin (1998)
  • Crowning of Atlantis (1999) mini
  • Deggial (2000)

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10 marzo 2000
HAGGARD - AWAKING THE CENTURIES

Il Gatto Fenriz miagolò di piacere. Era felice che esistessero gruppi come gli Haggard.
Giunti al loro secondo album dopo "And Thou Shalt Trust The Seer", questo gruppo di Monaco vantava ben 20 musicisti tenuti assieme dall'anima di Asis Nasseri, chitarrista e cantante (growl) degli Haggard.
Era proprio la presenza di strumenti vari quali arpa, viola, violoncello, clarinetto, oboe, corno francese e numerosi altri, colmati da voci di tenori e soprani, a rendere la musica qualcosa di veramente unico.
Immaginate di trovarvi all'opera ad ascoltare un autore che più piace a voi, e d'improvviso la musica cambia, si evolve, e spuntano chitarre e doppia cassa. Non una pacchianata power, intendiamoci, perché non era di questo che si trattava. In un certo senso erano la versione colta dei Therion con la differenza che, dove il gruppo di Christofer Johnsson stancava e risultava noioso e ripetitivo, gli Haggard riuscivano a convincere pienamente.
Un mix geniale di metal e musica classica, suonata da veri (e validissimi) strumentisti e senza sintetizzatori. E forse era proprio qui che cadeva l'asino.
Si perché le composizioni erano così curate e ricercate che, alla fine, il Gatto Fenriz non poteva non chiedersi se la chitarre non stonassero un po' con il resto degli strumenti, e la batteria non fosse inutile sopra le percussioni. Ma era un altro il lato negativo. La voce, stupenda nelle parti classiche, degenerava ogni tanto in un cantato growl che lo convinceva poco e rischiava di rovinare artisticamente quanto costruito prima.
Era un limite marginale, ma perché non rimediare anche a quello? Perché non affidare tutta la parte vocale ai tenori e ai soprani? Sicuramente l'opera finale ne avrebbe guadagnato.
Conscio di tutto questo, il Gatto Fenriz non poteva comunque non apprezzare il disco in se stesso, il concept su Nostradamus e sulla peste, le parti vocali in inglese, tedesco, francese e latino, e sperare fiducioso nel prossimo disco.
Gli Haggard erano un grande gruppo, anomalo semplice allo stesso tempo, e valeva la pena di conoscerli. Sul serio.

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10 marzo 2000
KOROZY - LONG ROAD TO THE LAND OF BLACK

Benvenuti nel grande Circo Black Metal!
Qui non troverete clown o pinzillacchere varie, ma solo individui vario-pinti e tetro-vestiti sempre convinti di essere "i più cattivi di tutti". Non credete quindi a tutti coloro che affermano che il Black Metal è musica fatta da buffoni o teatranti di corte. Come i migliori clown del migliore circo, loro credono veramente in quello che fanno, al punto di immedesimarsi talvolta in tutto quello che dicono. Genio o follia?
Il Gatto Fenriz era finalmente giunto all'ultimo disco della carrellata black di questo mese, ed era un vero e proprio album di classe.
Le danze iniziavano con "road to the land of black", intro sognante e tetra dominata da una voce calda e sussurrante, che poi esplodeva e rivelava l'arte. Non si trattava di semplice black, perché tutti i brani erano a se stanti, opere complesse colme di passaggi quasi "classici", un black non tirato quindi che si prendeva pause di riflessione tra una sfuriata e l'altra, forse per capire se doveva o meno prendersi sul serio, come i migliori clown.
Ma il vero punto di forza del disco erano le tastiere. Tastiere che ora comandavano e trascinavano, ora componevano e legavano il tutto, ma che non sovrastavano mai e non soffocavano le composizioni. Tastiere impreziosite ulteriormente da stacchi pianistici che riportavano alla mente gruppi geniali quali gli Arcturus. A volte gli sembrava quasi di trovarsi davanti ai Rhapsody del black, per la qualità delle composizioni e per la ricercatezze di certi passaggi. Certo, qui il power non c'entrava niente, però...
Musica sinfonica, una band matura che poteva benissimo stare al fianco di compagni ben più sopravvalutati. Tutto questo amalgamato con sorprendenti chitarre soliste che richiamavano i classici heavy degli anni '80, e il Gatto Fenriz non aveva potuto fare altro che adorarli, senza farsi trarre in inganno dal semplice fatto che i Korozy provenissero dalla Bulgaria.
Se era vero che questa musica era sulla via del tramonto e che quelli erano gli ultimi respiri dalla stanza medica in cui era stato relegato in coma, il Gatto Fenriz era più che sicuro che si sarebbe salvato, e il Clown sarebbe tornato nel suo Circo per continuare là dove si era fermato. Volente o nolente, non sarebbe stato ignorato.
Non chiamateli semplicemente Pagliacci, e non ignorateli. Potreste pentirvene. Potreste perdervi il lato oscuro del Metal, oggi più vivo che mai.

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10 marzo 2000
FROSTMOON ECLIPSE - SUPREME TRIUMPH IN BLACK

Non pago della catramata di metallo piovuta sulle sue orecchie con i Sacradis, il Gatto Fenriz aveva deciso di continuare con l'ascolto dei liguri Frostmoon Eclipse. Il mini-cd in questione era formato di 3 pezzi di ampio respiro, ed erano colmi di sano black metal oscuro e tecnico.
Formatisi nel 1994, con un paio di demo alle spalle e numerose partecipazioni a varie compilation, erano finalmente approdati alla ligure Black Tears. Il suono era caratterizzato da chitarre graffianti e tastiere che colmavano gli spazi vuoti con tappeti veramente coinvolgenti. D'accordo, l'originalità non era forse il loro forte, ma si facevano apprezzare per l'immediatezza e la varietà delle composizioni. "Prelude to nocturnal eternity" era la summa di tutto questo, e vantava nel centro del pezzo anche alcuni rintocchi di campana che non potevano non far pensare immediatamente ai maestri Black Sabbath.
"Shadowdream of autumn", invece, iniziava con una melodia pseudo-medievaleggiante per poi partire con la classica tirata black scandita da stacchi centrali acustici di classe.
Erano questi i gruppi che piacevano al Gatto Fenriz. Lontani dalle ampollosità tipiche degli ultimi Dimmu Borgir, immediati e sinceri al punto giusto, complice forse una poca originalità di sottofondo, ma in definitiva un gruppo valido e che aveva dimostrato di essere in grado di poter crescere.
Benvenuti nel grande Circo Black Metal...

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10 marzo 2000
SACRADIS - SACRADIS INFERNALIS

Era un po' di tempo che lo stereo del Gatto Fenriz non era allietato da un po' di sano e corrosivo black metal. I suoi occhi felini erano stati attratti dalla copertina di questo lavoro (il classico faccione col face painting), e temeva di trovarsi di fronte all'ennesimo gruppetto black di infanti che, sulla scia di gruppi ben più importanti, non aveva trovato meglio da fare che atteggiarsi a super-cattivi del paesino di campagna in cui viveva.
Niente di più falso.
I Sacradis in questo mini-cd di 5 pezzi lo stupivano con un black metal cadenzato di chiara matrice Ancient (per gli stacchi acustici infilati qua e là) come si vedeva in "the black hen", oscura canzone che chiaramente si ispirava ai maestri norvegesi.
La voce oscillava tra il classico growl death, a tratti si faceva pulita e profonda in stile Nattvindens Grat (tanto per fare qualche nome), e terminava la sua corsa in screams degne dei migliori gargarismi fatti con Anitra WC.
La musica in generale era caratterizzata da frequenti cambi di tempo e di melodia, che rendevano il disco molto interessante e quasi mai noioso. Bella la title track con l'incipit scandito da una tastiera e successivamente da un trascinante riff di chitarra.
Dove stava la fregatura, in tutto questo ben di dio? La registrazione. Effettuata nei Nadir Studios di Tommy Talamanca, non rendeva piena giustizia alle potenzialità di questo gruppo.
La batteria aveva un suono veramente orribile, e la voce a volte usciva troppo coprendo effettivamente tutti gli strumenti. Un peccato, perché il black dei Sacradis era convincente, forse perché era più orientato agli anni '80 che non alla nuova linea dei Cradle Of Filth.
Ma questa è un'altra storia...

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5 marzo 2000
PENSIERO

Il primo Paperino imparò a volare
e sopra la Svezia lo videro andare...
Il secondo Paperino si mise a cantare
nonostante sapesse solo gracchiare...
Il terzo Paperino voleva suonare
suonare la chitarra, e suonare, e suonare...
Il quarto Paperino... oddio... si fece cercare
...ma perchè si era fatto seviziare?

Esiste una morale dietro ogni singolo comportamento?
Esiste una logica che ci comanda ogni giorno?
Esistono Fiducia, Fede e Sincerità?
No, no, no.
Esiste solo la Musica.

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2 marzo 2000
PENSIERO

Il viaggio non era stato faticoso. I paesaggi liguri erano poco a poco sfumati via, lasciandosi dietro il profumo del mare ed accogliendo nuovi sapori ed aromi. L'atmosfera intera era diversa, era come entrare in un regno fatato. Come tutti gli anni, il Gatto Fenriz si era diretto alla volta di Porziostone, il suo paese natale.
Lo aspettavano cinque giorni di pura tranquillità, immerso nella pace come rare volte lo era stato in passato. Pace, metal, e tanta tanta birra. Che cosa poteva chiedere di più?
Cinque giorni durante i quali il suo intelletto aveva lavorato meno che niente, aiutato dal torpore che l'alcool portava con se e non lasciava scampo. Cinque giorni di sano e massiccio metallo sparato a raffica nelle vene, come una cura per disintossicarsi dalla vita di tutti i giorni. E anche cinque giorni di allegre passeggiate in sterminati ed armoniosi prati verdi, brulicanti di spensierati cagnolini. Che cosa avrebbe potuto chiedere di più?
Non avrebbe mai dimenticato quel pomeriggio come tanti altri, quella chitarra in mano al Gatto Enzo, e cinque persone attorno ad un tavolo a cantare, improvvisando, seguendo semplicemente le linee melodiche, o più semplicemente andando a caso. Le emozioni che si erano sprigionate e che avevano unito cinque anime altrimenti differenti, come se fossero state un'entità sola. Un'entità unita dal metallo e dalla birra. E si era andati avanti a bere birra e suonare metallo e suonare birra e bere metallo, come se non esistesse la più piccola differenza e il mondo si stesse rovesciando. Nella sua semplicità, il Gatto Fenriz aveva capito che la felicità veniva da attimi di pace come quello.
E ancora quella sera, allegramente in otto attorno a quello stesso tavolo, le emozioni erano continuate. Aperitivo, spaghetti, birra, una dose massiccia di King Crimson, Motorpsycho, Alice Cooper, Black Sabbath, Jimi Hendrix, Joy Division, e ancora Uriah Heep, Monster Magnet, Doors, Atroci, Pat Boone, Virgin Steele, Faith No More, Dubliners e Guns 'n Roses, fino ad arrivare all'una di notte stanchi ma felici, stressati ma soddisfatti. Appagati. Decisamente ubriachi.
I cinque giorni erano scivolati via come sabbia spazzata dal vento, e quell'istante di fuga dalla realtà era finito. Il Gatto Fenriz sapeva che sarebbe accaduto, ma nondimeno era triste lo stesso. Ora gli restava il ricordo di quella compagnia, di quei momenti, di tutte quelle sensazioni che difficilmente si sarebbero potute ripetere. Ma non aveva solo un ricordo. Aveva anche una cassetta. E il prossimo demo dei Margaros sarebbe arrivato, da lì a poco.

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