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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
24 Agosto 2004
FERRAGOSTO

Caldo.
Immaginatevi una giornata afosa, calda, terribilmente monotona. Un pomeriggio in cui vi siete trovati soli e senza sapere che cosa fare. Senza sapere dove andare. Senza sapere chi chiamare.
Caldo.
Genova, il 15 agosto, è come un cruciverba senza schema, in cui nessun lettore abbia ancora iniziato a scrivere la prima lettera di soluzione. Deserta. Desolata. Bianca. Vuota. Genova, il 15 agosto, è come un libro ancora sigillato, caduto dal suo scaffale della libreria, senza avere quindi la speranza che qualche lettore incuriosito prima o poi vi poggi la mano sopra e inizi a sfogliarlo. Solo. Polveroso. Abbandonato. Genova, il 15 agosto, è come un giornale degli anni ’40 che quindi non verrà più letto da nessuno. Dimenticato. Vecchio. Sbiadito.
Caldo.
Il 15 agosto, mi sono ritrovato a Genova. Vie deserte, negozi chiusi, presenza umana inesistente. Mi sono sentito come un lettore che, rovistando dietro lo scaffale di una libreria alla ricerca di qualcosa, forse un libro, si trovi tra le mani un cruciverba senza schema ancora da iniziare. Ho cercato le istruzioni su di un vecchio giornale abbandonato dagli anni ’40, solo per scoprire quanto sia bella una città nel momento in cui è veramente tua. Nessuna interferenza. Nessun disturbo a tutto quello che potessi guardare attorno a me. Solo Genova. Solo? Scusate se è poco. Il caldo ha iniziato come per magia a diradarsi, e mi ha permesso di vedere con occhi diversi quella città in cui cammino tutti i giorni, ma che non mi sono forse mai fermato a guardare con attenzione. Ho scoperto angoli bui e piazze solari, alberi nuovi e fontane arrugginite, cartelli colorati e insegne abbandonate, nomi caduti e rumori assopiti.
Caldo?
So che oramai è tardi per consigliarvelo, ma vorrei invitarvi a vedere Genova con me, il 15 agosto. Vorrei invitarvi a immaginare di prenderci un gelato nel primo negozio inevitabilmente chiuso, e passeggiare quindi per le sue vie ammirando tutta la bellezza della nostra città. Ho detto che è tardi. E in effetti è così. Ma la prossima volta che camminerete per le vie di Genova, provate per un attimo a fermarvi e a chiudere gli occhi. Provate ad immaginare, in mezzo a via XX Settembre, di essere soli. Tappatevi le orecchie. Smettete quasi di respirare. La Genova che vedrete allora sarà forse simile a quella che si è parata davanti ai miei occhi il 15 agosto, quando anche i piccioni sembravano aver abbandonato quei cornicioni che solitamente frequentano. Provateci. Ne vale veramente la pena.
Caldo?
Impossibile. Ho visto da lontano un 17 barrato. Un miraggio. L’ho inseguito con la mente. Chiudete gli occhi, e Genova si aprirà al vostro cuore. 7 orizzontale. Affondato.

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