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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
Giugno 2004

30 giugno 2004
BUIO PESTO

Se non credete nel Caso, avete sbagliato mondo. Avete sbagliato vita. Avete sbagliato.
Il Destino è quello che ciascuno di noi si costruisce, ma al Caso proprio non c'è scampo. Possiamo sbattere la testa contro una parete per un'intera giornata, che questo non cambierà assolutamente la casualità del risultato. Potremmo romperci la fronte al primo colpo, o sopravvivere solo per cadere nel primo tombino che ci attraverserà la strada, o scoprire che la parete era di cartone colorato e quindi ridere della nostra incredibile scoperta, o ancora conoscere la ragazza della nostra vita dopo la prima testata... chi può dire che cosa ci riserverà il Caso? Nessuno... proprio nessuno...
Era una settimana che riceveva quel messaggio di posta elettronica da amici sparsi per il mondo, ed il Gatto Fenriz si chiedeva giustamente chi avesse avuto l'idea geniale di stravolgere la canzone "dragostea din tei", adattandola in genovese. Era solo un minuto e mezzo di musica, ma genialmente divertente al punto da costringerlo a riascoltarla ogni volta che ne aveva la possibilità, ogni volta che incontrava qualcuno che non l'avesse mai sentita e che quindi gli offriva la scusa di sentirla ancora una volta. Era una versione talmente semplice e genuina che gli sembrava di averla sempre sentita cantare così. Era una versione talmente semplice e genuina che non credeva nemmeno più che ne esistesse un testo differente. Era una versione talmente semplice e genuina che doveva essere stata concepita da una mente geniale e pura, una mente che non potesse conoscere altro piano d'esistenza se non quello divino cantato da antichi aedi quando ancora le parole scritte non avevano preso forma su pergamene ingiallite.
Il Caso... quello stesso Caso che giusto poche ore prima gli aveva fatto scoprire che esisteva una versione in genovese anche di "shpalman", la canzone di Elio e le Storie Tese, quella canzone che aveva imparato ad amare e a cantare a squarciagola ogni volta che ne sentiva partire le prime note. Non solo esisteva la canzone, ma anche il video. Girando su internet, si poteva trovare veramente di tutto. Ed era stato solo allora, con quella sua seconda scoperta, che i fili del Caso avevano iniziato a dipanarsi e a mostrarsi in tutta la loro potenza distruttiva.
Una promessa fatta ad un amico. Un concerto che non lo attirava assolutamente. Una serata di quelle in cui non hai proprio voglia di tornare a rinchiuderti tra le mura domestiche, e allora non puoi fare altro che cercare la prima scusa per restare fuori e godere del sapore della vita stessa. Un concerto che non lo attirava assolutamente. Un gruppo musicale di cui aveva sempre sentito parlare ma di cui conosceva solo poche canzoni, delle quali nemmeno una gli aveva toccato l'anima. Un concerto che non lo attirava assolutamente.
Ma un concerto che gli avrebbe fatto scoprire gli autori di quelle due canzoni che dopotutto non potevano essere state concepite da nessun altro. La verità assumeva quell'aspetto così ovvio che possono avere solamente le verità conosciute con il senno di poi. E la gioia, di conseguenza, non aveva tardato ad arrivare. Lo stadio Carlini di Genova. Due ore abbondanti di musica. Un pubblico eterogeneo e agitato. I genovesi in tutto il loro splendore e candore. La presenza sottile e opprimente del Caso, nascosta in mezzo a tutto ciò. Mescolate questi ingredienti, e otterrete la gioia del Gatto Fenriz, otterrete il suo stupore nel capire finalmente verità che si possono affacciare soltanto alla mente di monaci tibetani dopo anni di riflessioni intestinali, otterrete il divertimento che si può provare soltanto quando si è in pace con se stessi, quella pace che molto spesso si riesce a raggiungere solamente dopo essersi sfogati con qualcuno che si conosce e con cui si ha una confidenza inusitata.
Era stato bello. Divertente. Rilassante e sfiancante allo stesso tempo. E nonostante alcune canzoni fossero clamorosamente cantate in playback, con le basi preregistrate sotto, la gioia era rimasta. E tutto il resto, di conseguenza, passava in secondo piano. Tutto. Tranne quel Caso che lo aveva portato lì quella sera, quando la stanchezza gli avrebbe suggerito di andarsene a casa, quando anche la voglia era venuta meno a causa di una giornata sfiancante che non gli aveva concesso tregua. Ma era rimasto fino alla fine. E se ne era andato via soddisfatto. Sarebbe tornato a sentirli, i Buio Pesto, dal vivo. Non sapeva né quando né dove, ma sapeva che sarebbe successo. Fino ad allora, si sarebbe accontentato di quelle due canzoni che gli avevano già tenuto compagnia per tanti giorni...
...per tutto il resto, sapeva che doveva semplicemente affidarsi al Caso.

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27 giugno 2004
VITA

Accogli la vita intorno a te
lascia che si sieda al tuo fianco
e ordini da bere
prima che sia troppo tardi
prima che sorga quel giorno
che ti vedrà sordo, cieco e muto
di fronte alla vita stessa.

Accogli la vita intorno a te
lascia che si sieda al tuo fianco
e condivida il tuo stesso ossigeno
e condivida la tua anima
colma degli stessi timori
e dei medesimi amori
che lei conosce a memoria
e tu non sai nemmeno che esistono.

Accogli la vita intorno a te
lascia che si sieda al tuo fianco
e troverai la gioia di cogliere
ogni singolo istante
della tua misera esistenza.

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27 giugno 2004
ORE

Conto le ore nella speranza
di raggiungere il ricordo di te.

Rincorro le due e scopro
che sono scomparse nella notte.

Rincorro le cinque e scopro
che si sono già svegliate
e si stanno dirigendo nel deserto
dell’incoscienza.

Rincorro le dieci e scopro
che si sono perse
nel traffico della vita
bastarda e senza spine.

Rincorro le sedici e scopro
che la giornata mi sta abbandonando.

Rincorro le ventuno e scopro
con mio sommo stupore
che in tutto questo mio correre
tu eri sempre con me.

Rincorro le ventiquattro
e mi addormento, con te.

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27 giugno 2004
SONETTO # 1

Trascorrono i secondi
il tempo fugge via
come un rivolo d’acqua
che corre verso il mare,
e io sono ancora qui
a guardare quelle lancette
terribili e veritiere
aspettando l’ultimo rintocco,
perchè è il tempo che
odio dal più profondo
del mio cuore,
è il tempo che odio
senza la tua luce di stella
che fuga ogni attimo.

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26 giugno 2004
ASTRO

Ho dipinto un astro
con i colori del firmamento,
ed insegnato ad una stella
le melodie celesti
solo per accendere un’altra luce
nel più profondo dei tuoi occhi.
Prendimi per mano
e conducimi lontano
con te, solo con te,
fino a quegli astri dimenticati
ma mai invecchiati,
che gli antichi cantori
non invocarono invano,
affinchè io non scordi
che il buio è finito
quando si è accesa quella stella
nella mia vita
che sono i tuoi occhi,
o la sola tua presenza
con me, solo con me,
che mi ha condotto lontano
fino a quell’astro perduto
dipinto con i colori del firmamento,
fino a quella stella celeste
che mai tacerà di cantare
per te, solo per te.

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14 giugno 2004
GENOVA PER ME

Vi hanno mai chiesto che cosa vi piace della città in cui vivete?
Cosa vi piace di Genova?
Avete mai provato a cercare la risposta?
Le strade, le case, le persone, i vicoli stretti e abbarbicati l'uno sull'altro come se fossero polmoni privi del respiro, i motorini che vi sorpassano senza sosta uno dietro l'altro, le giornate piovose che causano sempre allagamenti in questa o quella zona, la parola "belin" che risuona gioiosa sulla labbra del primo ragazzino che incontrate, i locali in cui si può passare una serata in compagnia di amici.
Tutte queste. Ma soprattutto la gioia di vivere in una città che è sempre stata chiusa, per posizione geografica e per carattere, per stile di vita e per convinzione. Una città chiusa alle innovazioni, ai rapporti personali, e allo stesso tempo diffidente verso tutto quello che non conosce e non vuole conoscere. Come si fa a provare gioia nei confronti di questa chiusura? Non lo so. Ma so che è proprio questo, che mi affascina della mia città. Il sapere che si fa parte di un qualcosa che pochi altri possono condividere, l'avere la certezza che si possiede qualcosa che è solo nostro, che non può essere capito, e per questo lo difendiamo con la nostra chiusura mentale e fisica. Vivere a Genova vuol dire avere la consapevolezza di far parte di un qualcosa che ti circonda non appena metti piede in quei vicoli abbarbicati l'uno sull'altro, non appena ti trovi dentro una qualunque giornata piovosa, non appena vieni sorpassato da un motorino dietro l'altro.
Questa è Genova per me. Non solo fredde mura di forti decaduti e abbandonati, non solo voglia di isolamento delle persone che vivono in questa città da anni, non solo "creuze de ma" cantate da poeti mai veramente conosciuti, ma anche sensazioni ed emozioni che si riescono a percepire solo dopo anni di vita trascorsa sentendo quei "belin" agli angoli delle strade, sulle labbra del primo ragazzetto che incontrate, con i polmoni privi del respiro.
Avete mai amato una città?
Se la risposta è no, forse dovreste provare a passare da Genova. Se i suoi giorni siano tutti uguali, come canta Paolo Conte, non lo so. Ma so che quando arrivi al punto che ti manchi il fiato per una città, non puoi fare altro che apprezzare ogni singolo istante che trascorrerai in essa, e il tempo si perde con te. Con essa. Sparisce. E tu sparisci con lei. Fate parte di qualcosa che è solo vostro. Siete tu e lei. Nessun altro. Per sempre.
Questa, è Genova per me.

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