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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
Novembre 2008

27 novembre 2008
28 GIORNI

1367

Prima, dopo, poco importa.

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27 novembre 2008
FIGLIO

E' un attimo.
Tutto inizia all'improvviso, come il bieco lampo di un fulmine che squarcia il nero sipario della notte. Tutto inizia senza preavviso, e mi ritrovo catapultato in un mondo a me ignoto, un mondo simile ad una raccolta di pagine bianche che spavaldamente mi fissano. Mi scrutano. Mi osservano come per cercare di cogliere ogni esitazione, ogni debolezza, ogni dubbio. Sento le mie insicurezze crescere, sempre di più, ad ogni respiro. La mia mano trema, sotto quegli occhi fissi e pallidi come il ghiaccio. La mia mano trema per la responsabilità di cui inizio a sentire il peso. E, allo stesso tempo, la mia mano freme per l'onore e l'orgoglio. E' un fremito di esaltazione e di gioia, un fremito di calore. Un fremito di bianca sicurezza, che poco per volta mi pervade e invade ogni singola cellula del mio essere.
E' tutta una questione di attimi.
Deridetemi, insultatemi, criticatemi, pensate di me quello che volete. Mio figlio sarà migliore di tanti di voi, ve lo posso assicurare. Non si piegherà al vostro volere.
Realismo comico, lasciami l'indirizzo: ti saluterò con un aggressivo arrivederci.

E' un attimo.
Il fiume continua a scorrere, lento e sinuoso nel suo eterno incedere. Le morbide curve che compaiono sulla superficie sono solo il piccolo frutto dei sassi che, levigati dal tempo, giacciono sotto i suoi umori, trasparenti come il flusso delle stagioni stesse. Il fiume continua a scorrere, e non si cura dei fiori che periodicamente lo salutano dalla riva, senza nemmeno accorgersi che in realtà non stanno salutando lo stesso fiume, non stanno salutando la stessa creatura. Un fiume è come il fumo che sboccia da un fuoco estivo, ogni sua parte è sempre diversa, ovunque differente, eppure eterna nella sua parvenza di eguaglianza. Un fiume è come un pensiero che noi crediamo di aver fissato nella nostra mente ma che in realtà continua a mutare, a crescere, sotto l'alluvione delle nostre esperienze di vita che non ci lasciano tregua. Che non hanno scialuppe di salvataggio. Che non rivedremo domani, quando la quiete sorgerà dopo la funesta odissea dei dubbi.
E' tutta una questione di attimi.
Invidiatemi, sputatemi, adoratemi, pensate di me quello che volete. Non sono in balia del fiume che pensate di arginare con le vostre dighe. Non vi spiegherò il mio volere.
Ottimismo karmico, lasciami l'indirizzo: ti dimenticherò prima ancora di rendermene conto.

E' un attimo.
La luce si alza, e apro gli occhi per guardare attorno. Sembra quasi un mare, l'erba attorno a me. Mi rendo conto che anche io sono un filo verde, in quello stesso prato, smosso dal vento. Mi rendo conto che il vento incanala tutti nella medesima direzione, senza nessuno che si ribelli, senza che nessuno pensi sia la direzione sbagliata. L'erba attorno è diventata oceano. Prendo la mia direzione, ostinata e contraria, e alzo lo sguardo. Voglio guardare il vento negli occhi, sputargli in faccia se necessario, ma ridendo. Voglio mostrare al vento, alla luce, al mondo intero tutta la mia forza, tutta la mia presenza. Non mi importa degli sguardi della gente, della banalità irridente, della presenza indifferente. Non mi importa.
E' tutta una questione di attimi.
Calpestatemi, strappatemi, laceratemi, pensate di me quello che volete. Non seguirò il corso del vento. Non mi piegherò al vostro volere.
Pessimismo cosmico, lasciami l'indirizzo: ti manderò una cartolina dal Me ne fotto.

Figlio, perdonami, perchè non sanno quello che hanno.

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25 novembre 2008
HANNIBAL

1366

Come, COME, dimenticarsi di loro?

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24 novembre 2008
CIRANO

1365

E quando sento il peso d'essere sempre solo
mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo...

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22 novembre 2008
PLUM SPOT

1364

Che poi erano prugne. Noberasco, per la precisione. Ma la prima cosa che ho letto, è stata... ^_^

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21 novembre 2008
RISVEGLIO

Due note accompagnano la notte.
Una è triste, l'altra ride sempre.
E' un sorriso amaro, di chi vive l'intera vita con un peso al collo che a fatica riesce a portare appresso, guardandosi indietro e rivivendo tutti gli errori e le incertezze del passato. E' un sorriso triste, di chi mostra i denti con orgoglio e [de]ride la vita. E' un sorriso sincero, senza ombre, che raccoglie a sè tutti i giochi di luci nelle tenebre della sera.
Una è triste, l'altra ride sempre.
E sono lacrime dolci, condite da un candore che ancora lascia spazio ai giorni a venire, ai riflessi che poco per volta trapasseranno oltre quelle finestre chiuse. Sono lacrime buone, come una morsa che taglia le gambe ma regala dolore e passione. Sono lacrime vere, che non spariranno domani, quando il sole illuminerà le ceneri di quel vampiro che è la solitudine.
Due note accompagnano la notte. La notte lunga, la notte di feste, la notte di ansie e di arsure in gola. La notte tinta di bianco che danza solitaria, quando tutti sono oramai andati a dormire, quando l'aria stessa inizia a profumare di rumore e di mattino. Martirio, una nota, pace, la seconda. E la notte scivola via, nel ricordo di un accordo maggiore che diminuisce nel tempo, nel "mi ricordo" di quando ancora il buio di cuoio avvolgeva tutto e donava colori ai tenui riflessi sugli specchi.

Risveglio.

Il sole sorge alto, l'oscurità è oramai lontana. Tutti i progetti iniziano a prendere forma, ad assalire il cervello da più parti, e a concretizzarsi nell'immediato futuro. Cosa ci aspetta nel passato prossimo, oramai è noto. Cosa ti aspetta nel futuro posteriore, lo sanno soltanto quelle tegole che ricoprono il tetto della tua perseveranza.
Il sole sorge alto, e illumina con i suoi raggi incorporei tutti i ricordi di quelle notti di dolore che ti hanno visto arrabbiato e deluso, ebbro di vita e perennemente stanco. Affaticato dal passato, dalle emozioni che non fanno più parte di te. Forte e fortificato come uno stelo vergine che non verrà strappato dal suolo. Mai.
Il sole sorge alto, ed il tuo sguardo cade dal profondo delle tue iridi, in quel baratro fosforescente che sono i cassetti dei tuoi pensieri. Ne apri uno, e vi trovi dentro una massa di fili annodati tra loro in modo asimmetrico, come un nido di sterpi. Ne apri un secondo, e ti sovvien l'inferno. Ne apri un terzo, un quarto ancora, ne apri a decine, a centinaia, uno dopo l'altro, senza fermarti mai. Sei avvolto da quella luce che ti abbraccia e ti sussurra parole tentatrici, come i bisbigli infantili della brezza al mattino. Cedi alle lusinghe, e parti al loro seguito.
Il sole scompare all'orizzonte. E' di nuovo venuto il tempo di festeggiare. Di piangere. E' di nuovo venuto il tempo di esistere.
Tetre son le membra al risveglio.

Tre baci per te.

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19 novembre 2008
VASCO 2

1363

Brava.

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18 novembre 2008
VASCO 1

1362

Fegato, fegato spappolato.

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17 novembre 2008
ESSENZIALITÀ

1361

New entry?

Commenti (10)



7 novembre 2008
SWEDISH

1360

Giusto per smuovere le acque...

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