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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
16 Giugno 2005
HERMITAGE

La loro è musica sognante. Avvicinatevi ai suoni degli Hermitage e vi sembrerà di volare verso terre lontane, vi sembrerà di entrare in contatto con i vostri pensieri più intimi, vi sembrerà di essere un poco più rilassati nell’enfasi della vita di tutti i giorni.
Il demo “Caja” si presenta immediatamente bene: tre brani più un’introduzione. Introduzione che, va detto a priori, vanta gli unici secondi vocali presenti in questo lavoro. La scelta del gruppo infatti è quella di affidare il proprio discorso musicale ai singoli strumenti, lasciando che siano essi a parlare, lasciando che siano essi a cantare, lasciando che strofa e ritornello svaniscano suono dopo suono per creare solo allora un tutt’uno sonoro che è più legato di un semplice e banale refrain.
Il discorso vale per “Port Davall”, splendida canzone nel suo incedere delicato e sognante, come se volesse trasportare l’ascoltatore verso oceani indisturbati dal passo dell’uomo.
A questa delizia di suoni, poi, è d’uopo un’ulteriore precisazione: gli Hermitage sono tutti giovanissimi. Ascoltando questo demo si potrebbe avere la sensazione che a suonare possano essere dei veterani dei palchi, ormai stanchi della vita e demoralizzati nell’animo, e invece è l’esatto contrario. Ragazzi giovani. Ragazzi che hanno saputo trovare la loro dimensione musicale, con tappeti sonori che sfruttano semplici note scaturite da una tastiera unendole a essenziali fraseggi di chitarra. Ragazzi che nel presentare “Glass” riescono a mescolare prefettamente la propria mente con un singolo strumento.
Non banali gli arrangiamenti, assolutamente non banali le canzoni, secondo dopo secondo. Inesperti? Per niente. Anzi, mi stupisco per la maturità raggiunta. Al primo ascolto mi hanno subito richiamato alla mente un altro nome. Un altro gruppo genovese. I Port Royal. Meno elettronici, forse. Però... Post rock, viene definito il genere. Ma non lasciate che un termine limiti il vostro ascolto o vi lasci dei pregiudizi nell’inconscio. Questi ragazzi meritano la vostra attenzione. Anche la conclusiva “Cantuaria” merita la vostra attenzione.
Se ve li siete fatti sfuggire fino ad adesso, sapete dove trovarli. A Genova. Nei suoi oscuri ma caldi vicoli. A Genova. E se andrete a sentirli dal vivo, provate a chiudere gli occhi. Vi condurranno per mano in posti che, ve lo posso assicurare, meritano di essere conosciuti. E di cui forse neanche sospettavate l’esistenza.

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