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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
Luglio 2005

23 luglio 2005
DENUNCIA PT. 1

Stiamo sprofondando sempre più in basso, e non ce ne stiamo nemmeno accorgendo. Stiamo sprofondando nella merda, e ci siamo dimenticati di guardare verso le stelle.
Qual è la situazione attuale, italiana e genovese, per la musica dal vivo? Cosa succede se si vuole aprire un locale per farvi suonare dei gruppi, o se si suona in un gruppo e si vuole proporre la propria musica in un locale? Quali sono le regole standard e “de facto” che limitano la circolazione artistica delle note musicali proposte dalla moltitudine di gruppi italiani in questo periodo? Ho provato a guardarmi attorno, alzando lo sguardo leggermente sopra il consueto velo delle abitudini quotidiane, e mi sono spaventato. Mi sono reso conto che, di questo passo, la musica dal vivo rischierà di scomparire nel nulla, o di diventare fuorilegge. Ma procediamo con calma. Il percorso da camminare è lungo, e non voglio saltare subito alle conclusioni.
Siamo a Genova. Da qualche anno è in opera il “rilancio del centro storico”, la rivitalizzazione dei vicoli. Tanti locali dedicati al popolo giovane aprono, prendono forma, uno di fianco all’altro, e ogni tanto qualcuno muore. Più di ogni tanto, a pensarci bene. Se ci si distrae anche solo per pochi mesi, si rischia di non riconoscere più la geografia dei luoghi notturni che si aveva imparato a conoscere a costo di tanti sacrifici e camminate notturne a vuoto. È bello, in fondo, sapere che si sta cercando di valorizzare un centro storico che è stupendo, ed è il più grande d’Europa. Ammirevole, come proposito. Da esserne orgogliosi. Ma proviamo a girare la medaglia.
Se un locale volesse proporre musica dal vivo, incominciano i guai. Leggi sull’impatto acustico da non superare, orari di termine dei concerti, problemi di affluenza, norme sulle uscite di sicurezza. Questi sono soltanto i primi ostacoli che un gestore si trova a dover superare se vuole far suonare qualche gruppo nel proprio locale. Poi subentra la SIAE, ovviamente. La maggior parte dei locali che conosco se ne frega altamente, così come i gestori che organizzano i concerti, e i musicisti che propongono la loro musica. Perché? Perché “la SIAE ruba, la SIAE non è dalla nostra parte di musicisti, la SIAE lasciamola ai gruppi grossi”. E così si finisce nell’illegalità (tipicamente italiana). A tutto questo, aggiungete un ultimo piccolo problema: i villici. Le persone che abitano proprio sopra il locale dove andrete a suonare, se in un primo momento erano state felici dell’opera di pulizia delle strade e dei quartieri, ora non ne possono proprio più di restare sveglie fino a dopo mezzanotte per i rumori che escono dai locali, a maggior ragione se poi provengono da amplificatori Marshall e chitarre pulite e/o distorte. Risultato? Si sta iniziando a parlare di costringere i locali del centro di Genova a chiudere all’una. All’una, dico. Vale a dire decretare la morte di un locale. E tutto questo, perché? Perché i villici, se in un primo momento avevano pensato che “la pulizia delle strade è bella”, adesso si ritrovano a credere che “si, ma quando c’erano gli spacciatori, almeno, c’era più silenzio”. E andiamo avanti così.
Questa è solo la situazione nei vicoli, ma se allontaniamo leggermente lo sguardo, ci accorgiamo che la situazione non migliora. Se allarghiamo leggermente l’orizzonte visivo, ci accorgiamo di tanti altri problemi che escono fuori come per magia da quel cilindro fatato che è la legislazione italiana. Guardatevi attorno, per credere. Questo è solo l’inizio...

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11 luglio 2005
SUONI IN RIVIERA

Ecco che cosa succede ad innamorarsi dei suoni che provengono dalle onde. Ecco cosa succede a lasciarsi ammaliare dalle sirene e dal loro canto. Questo, succede. Si resta imprigionati dalle voluttà. Si resta incatenati a quei suoni che tanto ci piacciono, che tanto ci fanno sognare, che tanto ci colorano la vita.
Venerdì 17 giugno ho sentito suoni riempire un locale stretto tra le scarne vie di Rapallo. Suoni che apparivano e scomparivano come una chimera dal nulla invocata e nel niente sparita. Vorrei di più, poco di più, ma mi sono accontentato lo stesso di quei suoni che niente portano con sé, se non la consistenza di qualcosa condiviso insieme che non può essere separato. Venerdì 17 giugno ho sentito i Three Imaginary Boys.
Venerdì 24 giugno ho lasciato che il ritmo calasse verso di me, e mi avvolgesse col suo manto dorato di fugaci illusioni e semplici verità. Mi sono tolto da davanti agli occhi tutte le finte credenze e ho lasciato che il caldo circondasse ogni singolo atomo del mio spirito musicale. Ho sentito note di basso che rimbalzano su di una batteria ritmata e fugace. Venerdì 24 giugno ho sentito i Sisterfrant.
Mercoledì 29 giugno ho scoperto che la semplicità dimora ancora nel mio spirito, e con essa tutto il candore di una musica fuori dal tempo ma mai fuori luogo. Ho abbandonato tutte le certezze maturate in anni di cruda espiazione sonora e mi sono ritrovato bambino, a piangere su me stesso attraverso quelle note pure di spirito. Ho tagliato le lunghe corde del contrabbasso della mia vita, per ritrovarmi a volare su calde intonazioni e leggeri colpi di tamburo sul cuore. Mercoledì 29 giugno ho sentito i Quelli che... il swing.
Venerdì 8 luglio ho sentito il passato tornare a bussare alla mia porta, sotto forma di allucinazioni sonore dal nulla comparse. Ho cantato a squarciagola e ballato su melodie note e non note, su note conosciute e sconociute. Ho pianto di gioia per il calore che veniva verso di me, e sono rimasto affascinato dalla gentilezza di quei tocchi, femminili e allo stesso tempo così sicuri. Ho riscoperto la verità sull’essenza musicale, quando c’è gioia nel rapportarsi con i propri strumenti. Venerdì 8 luglio ho sentito i Peanuts.
Ci sono tanti suoni, sparsi per il mondo. Tanti suoni da esplorare, conoscere, imparare ad amare. Tanti suoni sono già stati scoperti, ma altrettanti ne restano ancora da trovare, e rivelare ai cuori della gente. È la ricerca di quei suoni che ci rende migliori, che ci avvicina a quel sogno di divinità che tanto ci illudiamo di riuscire a raggiungere, con le nostre preghiere nei confronti di chissà chi. È la ricerca di quei suoni, il fine ultimo di chi vuole trovare ancora quella musica che ci alberga nel cuore. È la ricerca di quei suoni, il fine ultimo del Nota bene Live.

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