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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
Luglio 2004

23 luglio 2004
PROSPERO

Siate i benvenuti nel mio maniero. Lasciate che vi accolga a braccia aperte, e che i miei cortigiani vi mostrino la strada per giungere fino a me. Avete vissuto una giornata piena prima di arrivare fin qui, e non potete quindi non lasciare che vi distolgano la mente dalle fatiche quotidiane.
Lasciate, per cortesia, che i versi in prosa e poesia vi assalgano, tra questi bastioni, fino a condurvi a me, alla fine del percorso. Lasciate che le mura di questo forte genovese vi avvolgano con tutta la sua storia ed il suo fascino. Lasciate che i miei cantori e giullari vi allietino l’anima, tra una lacrima e l’altra, tra un passaggio oscuro e una torcia illuminata.
Non ascoltate le anime in pena, assetate di sapere, che ho lasciato fuori dal mio maniero. Non prestate orecchio alle lusinghe degli invidiosi e di coloro che desistono dall’accettare il mio invito. Sarete appagati di quanto vedrete e sentirete, avete la mia parola. Ed io, non mento mai. Chiedetelo a hi mi ha conosciuto, a chi ha già in passato accettato il mio invito, ai nobili di spirito e di cuore. La prosperità è tra queste mura, così come lo era tra i versi teatrali che Edgar Allan Poe provò a decantare in mio onore, e vi riuscì. Perfettamente.
Ora che siete finalmente qui, state iniziando a capire la verità su quello che vi circonda. Non siete davanti ad una semplice rappresentazione teatrale. Non è la parafrasi di una vita sognata o miseramente vissuta. Non state assistendo all’ennesima finzione. Non oggi. Non stasera. Non qui.
Quello che vedete è la mera verità. Quello che sentite è l’innocenza innocentita, il candore immacolato, il più puro piacere impiacentito. Versate le vostre ultime lacrime per la giornata che vi state lasciando alle spalle, perchè questo è il regno della pace e del benessere, del piacere e della gioia. I miei musici di terranno compagnia finchè deciderete di restare con noi. Le mie danzatrici balleranno per voi fino allo svenimento. I miei cantori e poeti verseranno per voi le ultime parole che fuoriescono dalle loro penne, oramai consunte e quasi senza inchiostro.
E adesso, ora che avete avuto un assaggio di tutto quello che vi offro, come farete a tornare alle vostre stanche e normali vite? Come farete a dimenticare quello che avete visto in una calda serata estiva? Come farete a non raccontare tutto ciò alla prima persona che incontrerete, domani mattina? Sempre se sarete tornati alle vostre case, per domani mattina. Perchè non sareste i primi, e di certo non gli ultimi, a decidere di fermarvi qui, tra queste mura, per sempre. Con me.
Che cosa vi rende, quindi, ancora dubbiosi? Io sono qui. La scelta è vostra. Non ve ne pentirete, ve lo posso assicurare.
In fede.

Firmato: la morte rossa.

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9 luglio 2004
THE CORRS

Capitale europea della cultura 2004. Acquario. Galeone. Capodoglio.
Genova è sempre stata una città di mare. Il suo porto ha sempre ospitato navi provenienti da tutte le parti del mondo. Una società praticamente multi-etnica, stretta sul mare dai suoi monti e dai forti che la circondano. Immaginatevi i fiordi norvegesi. Immaginatevi il meccano. Immaginatevi i lego. Genova sta ai fiordi norvegesi come il lego sta al meccano. Pacifico.
Immaginatevi ora una barca di pescatori che, alla fine di una giornata, si imbarca nel mar ligure per andare a pesca. Non un pescatore solitario, in stile "il vecchio e il mare", bensì un pescatore che si fa aiutare da altri pescatori. Raccolgono le loro reti, e si imbarcano alla volta del mare aperto. In mezzo al mare, sono solo loro e centinaia di pesci. Iniziano a muoversi, a seguire le loro movenze tipiche di pescatori, che sono affascinanti per un qualunque spettatore. I pesci stessi, ne rimangono ammaliati. Iniziano a seguire con occhi stupiti quei movimenti, a seguirli, a sentirsi un tutt'uno con loro. Mentre i pescatori preparano le reti per pescare i pesci, sono i pesci stessi a disporsi tutto intorno a quella barca fino a formare una specie di rete, a maglie fittissime, per seguire quei movimenti tanto, troppo affascinanti. Chi è, a questo punto, a pescare l'altro? Dove risiede la rete principale? Con i pescatori, o tutto attorno a loro? Impossibile dirlo. Pacifico.
Provate adesso a pensare che quei pescatori siano un gruppo musicale, giunto a Genova in occasione del 2004. Capitale europea della cultura. I pesci sono le persone che li seguono e osservano ogni movimento e spostamento del gruppo. Provate adesso a pensare a due ore di musica, otto musicisti sul palco, il mare in lontananza a fare da sfondo, una tenso-struttura sopra la testa, canzoni immediate e un innato talento di musicisti. Provate adesso a pensare ad un gruppo irlandese, chiamato Corrs, che vengono a Genova. Provateci. E otterrete quella rete di emozioni che possono avvolgere e catturare fino a non lasciare più scampo, fino a legarti per sempre a quelle canzoni che non ha nemmeno senso ricordare una per una, tanto erano stupende nella loro semplicità e coinvolgenza. Andrea alla voce e flauto. Sharon al violino e cori. Caroline alla batteria, pianoforte e cori. Jim alla chitarra, pianoforte e cori. Altri quattro ottimi musicisti. Un concerto che ha rischiato fino alla fine di saltare, visto che Caroline sta aspettando un bambino. Questo, per fortuna, non le ha certo impedito di suonare il bodhran o un tamburone grosso quanto una vecchia fiat cinquecento. Stupendo. E pacifico.
Tornate quindi infine a pensare a quei pescatori, naviganti lungo i loro fiordi pseudo-norvegesi. Trasportateli come d'incanto nella vostra mente, nella vostra stanza, nel vostro acquario privato. Scoprirete magicamente che voi siete sempre stati dei pesci, ma allo stesso tempo dei pescatori. Siete riusciti a pescare nella vostra rete proprio quei pesci che erano pescatori a loro volta. Li avete catturati con il vostro interesse. Le vostre passioni. Le vostre reti. Sono ora alla vostra mercé. Da Caroline a Jim, da Sharon fino ad Andrea, il capodoglio più affascinante che si sia mai visto solcare i mari e i palchi di Genova.

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