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Settembre 2008
20 settembre 2008
NUVOLE
Le tenebre calano e iniziano a circondare tutti i suoni che poco per volta si massacrano tra loro in una danza di ricordi e lacrime. Sorrisi per un tempo che è stato e non c'è più, sorrisi per un abbraccio negato che non tornerà nella memoria, domani. Sorrisi per una lacrima versata all'angolo di una risata ingenua, a nascondere il dolore per la vita che ha smesso di farsi sognare in questa ultima notte estiva. Sorrisi di gioia, sorrisi di boria, sorrisi di calore, sorrisi di noia. Tre mani si avvicinano nel tempo scandito nel nulla di tutto quello che non ha senso di essere tramandato, come se non fosse importante, come se non fosse vero.
Ci dicono che la vita è là fuori, davanti a noi, a voi, ogni giorno, ogni fottuta ora. La vita è là fuori, e non si fa rincorrere da un frammento di divertimento come potrebbe sembrare ad uno sguardo superficiale di chi non ha mai provato ad avvicinarsi a tutto quello che le tenebre celano tra un accordo maggiore ed un lamento diminuito. Ecco dove sto andando. Cammino nella via di quello che potrebbe essere un segno nero destinato ad essere cancellato dal vento su di una coperta di conchiglie e paglia. Nel silenzio del giorno passato che non può tornare. Nel fragore di un sorriso interrotto da luci abbaglianti che non possono avere senso in un lago di vacui sguardi continui, e solubili soltanto in un applauso spontaneo e genuino di un cucciolo d'uomo che scopre per la prima volta il significato della parola delusione.
Esplode il freddo come un banale brivido che trascina le coscienze in quel fiume in piena che è il frutto di una sera di pace e ansia, una sera di occhi colmi e di immagini sfocate, destinate a rimanere per sempre nel cuore di un blocco di marmo. Esplode il freddo e porta con sè tutta la consapevolezza di un foglio oramai non più bianco come il giorno che ancora deve cominciare. Per questo si vive, per questo si continua a respirare. Per un gesto, per una parola, per un fottuto sorso di incoscienza nel futuro a cui siamo destinati dalla nascita. Per il senso che può assumere il continuare a deglutire, il continuare a piangere, il continuare a redimersi, giorno dopo giorno.
Non siamo altro che nuvole che si rincorrono in cielo, sfaldandosi ad ogni soffio di vento, e si uniscono e si separano le une dalle altre, senza sosta, senza pensieri, perennemente. Siamo solo nuvole che respirano tutte le ansie evaporate al mattino che fino al giorno prima non erano altro che gocce di rugiada, adagiatasi sulle lacrime di un fiore appassito, nell'autunno oramai venturo. Siamo solo nuvole che non hanno rimpianti perchè il nostro spazio è quello in cui siamo, è quello in cui saremo, è nelle forme che assumeremo. Nuvole di nebbia, nuvole come manti di lupo che salutano il sorgere di quella luna che ci sorveglia in cielo da ancora prima che noi venissimo al mondo, e che ci conosce più di quanto noi non riusciamo nemmeno ad immaginare.
Siamo solo nuvole, che svaniranno domani. Nel cielo che continuerà ad essere sincero, nel firmamento che non conosce pause. Siamo solo nuvole. Guardateci, non chiediamo altro. Non chiediamo nulla più.
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