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Novembre 2003
28 novembre 2003
FASO, MEYER E MENCONI
Comprate un pacchetto di tè Earl Grey e tornate a casa. Mettete a bollire una cuccuma d'acqua. Quando l'acqua sta per bollire, aprite il pacchetto sigillato e odoratelo, tenendo conto che è perfettamente normale provare un piccolo capogiro. Appena l'acqua bolle, versatene un poco nella teiera, agitate quest'ultima in modo che la pareti si scaldino e ributtate fuori l'acqua. Infilate due (o tre, secondo le dimensioni del recipiente) bustine nella teiera. Riportate la cuccuma a bollore e versate l'acqua bollente nella teiera più in fretta che potete. Lasciate il tè in infusione per due o tre minuti, quindi versatelo nella tazza.
Quello che otterrete non sarà semplicemente una bevanda calda. Saranno emozioni e sensazioni nuove per voi. Saranno aromi che risveglieranno in voi una specie di melodia che si spanderà per tutto il vostro essere.
Immaginate come se una batteria perdesse il controllo e fosse seguita solo da un basso poderoso, il tutto condito da una chitarra solista che riempisse i pochi vuoti rimasti. Otterrete questo. E non solo. Immaginate suoni liberi e senza restrizioni temporali, partiture incompiute e indefinite che emergono dall'aria e d'improvviso saturano l'anima. Immaginate una bevanda così colma di fragranza che potrebbe essere paragonabile ad un concerto di musicisti classici, con niente altro a disposizione che un enorme salone colmo di suoni. Bevetene, e resterete vincolati a questa magica melodia, a questi tempi jazz che fuoriescono dal nulla e vi oscureranno la vista, rendendovi per la prima volta partecipi della più grande gioia del mondo e in totale sintonia con esso. La musicalità del posto in cui siete vi avvolgerà tutti, e non sarete più in grado di farne a meno. Vorrete ancora, fino alla nausea, ascoltare quelle note di batteria, basso e chitarra. Vorrete risvegliarvi con esse tutte le mattine, e addormentarvi con esse la sera. Vorrete ascoltarle tutti i giorni, bevendo quell'incredibile bevanda che finora non avevate mai osato provare. Vi troverete, d'improvviso, circondati da altre persone che, come voi, hanno osato provare tutto ciò, e non ne sono rimaste deluse. Guarderete nei loro occhi lo stesso stupore che altri hanno guardato nei vostri la prima volta che vi siete lasciati andare a quelle melodie, quelle musiche, quelle indimenticabili note spaurite che possono essere raggiunte solo da musicisti degni di tale nome e con un'incredibile voglia di suonare e giocare con il proprio strumento.
Se volete restare svegli e affascinati per qualcosa che non avete mai provato prima, o seguite le istruzioni precedenti e vi preparate un'ottima tazza di tè o cercate di assistere ad un concerto di Faso, Meyer e Menconi, il Magico Trio.
Il Gatto Fenriz, nonostante la sua adorazione per il tè, aveva scelto la seconda.
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18 novembre 2003
ELIO A TEATRO
PROLOGO
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Pazuzu: "Quando entra Elio, facciamo un coro Forza Panino?"
SoleLibero: "No, dai..."
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RECENSIONE
Era stata una bella serata, e anche se non era più abituato, il Gatto Fenriz raccolse le idee e riprese in mano quella penna che non scriveva più da tanto tempo. Non era colpa della cartuccia esaurita. Era finalmente giunto il tempo che ricominciasse a far udire la sua voce. Era tempo di tornare a raccontare le proprie opinioni. Era tempo di raccontare quella splendida serata a teatro.
Da anni oramai seguiva le gesta di Elio e delle sue Storie Tese, e l’idea di vedere un’opera teatrale in cui recitava uno dei suoi cantanti preferiti lo aveva stuzzicato fin da quando aveva acquistato il CD con le musiche. “Storia d’amore e d’anarchia”, l’opera scritta da Lina Wertmuller ed interpretata da Giuliana De Sio ed Elio, era già stata portata in televisione nel film con Giancarlo Giannini e Mariangela Melato. Era la storia di Tunin, il personaggio interpretato da Elio, un poveruomo che per poter portare a compimento un attentato a Mussolini si rifugia in un bordello dove si innamora di una ragazza. Nel bordello vive Salomè, il personaggio di Luciana De Sio, che dovrebbe aiutare Tunin a portare a termine il suo lavoro, prima che l’amore entri in gioco e mescoli le carte nella vita di tutte le persone.
Anche se la storia era in fondo abbastanza semplice, il risultato era decisamente accattivante e convincente, per la bravura di tutti i personaggi e la caratterizzazione delle figure principali. Elio era l’impersonificazione del perfetto contadino, strappato dalla sua terra per un ideale che non era neanche suo, ritrovandosi con una pistola tra le mani e un amore indesiderato nel cuore. Anche Giuliana De Sio non era stata da meno, nel difficile ruolo della prostituta che si concede alle persone che odia, e trama alle spalle del potere in Italia. Il ventennio fascista, in fondo, era stato anche questo.
La scenografia, minimalista quanto bastava, serviva con le sue tinte scure e rossastre a rendere quell’angoscia e quel calore che si respira in una casa chiusa, con tutte le sue contraddizioni, le sue gioie e i suoi dolori.
Le musiche, infine, erano il condimento finale che amalgamava alla perfezione tutto l’insieme, regalando al pubblico emozioni semplicissime e profonde con episodi indimenticabili quali “pazzia e libertà”, “ricciulini” e “canzone arrabbiata”. Erano canzoni che ti si legavano allo spirito, che entravano in te e non ti lasciavano fino a che il sipario non scendeva implacabile alla fine dell’opera. Canzoni che raccontavano una tristezza immensa e inevitabile, il disagio e l’ineluttabilità della vita, il destino in agguato e le conseguenze delle azioni di ogni uomo. Canzoni semplici, spesso ridotte ad uno strumento e una lirica appena sussurrata, ma che con quelle semplici note scandite da una chitarra o da un pianoforte raggiungevano scompartimenti dell’animo normalmente assopiti.
Il Gatto Fenriz era pienamente soddisfatto di quella serata a teatro, che non avrebbe potuto concludersi in modo migliore: era salito nei camerini e aveva parlato con gli interpreti principali. La sera, al ritorno a casa, era consapevole di aver conosciuto un lato nascosto di uno dei più eclettici tra gli odierni cantanti italiani. Dal giorno dopo, non sarebbe più riuscito a cantare “forza Panino” senza pensare, un poco, a Tunin.
EPILOGO
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Giuliana De Sio: "A che nome lo firmo?"
Pazuzu: "...Pazuzu!"
Giuliana De Sio: "Zuzu?"
Pazuzu: "No, Pazuzu..."
Giuliana De Sio: "Ma sono due parole?"
Pazuzu: "No, e' una..."
Giuliana De Sio: "Ah... ed e' il diminutivo di...?"
Pazuzu: "...Daniele!"
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05/08: My BEST 10 ALBUMS
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30/12: Math
Antro del Fato: 1, 2, 3, 4 Control Denied: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10 Control Denied 2: 1, 2, 3 Imagine 7D: 1, 2, 3, 4 Le sole 24 Ore: 1 Lupus: 1
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