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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
29 Aprile 2000
PENSIERO

Che tristezza, arrivare in laboratorio il venerdì pomeriggio alle 12.39.
Non c'è nessuno, ma proprio nessuno, a parte il vostro affezionatissimo. La rete non funziona, si riescono solo a spedire mail inutili, e il tebio fa presto a salire.
Cosa ci sto a fare, allora? Semplice, prendo un poco di ossigeno, dopo qualche ora di studio più o meno affaticante condita ordinariamente da una pausetta. Uno viene quaggiù, sperando di sollevarsi un poco il morale, e invece gli scende ancora di più sotto terra.
Adesso è arrivato un tipo strano, mai visto qua, che sia Teo Gessetto?
Non lo so. Si logga, biascica qualche parola confusa che non riesco a capire, e bestemmia rivolto ai tecnici quando scopre che non funziona la rete.
"La posta però si", gli urlo, e lui annuisce senza proferire parola. Mi sembra quasi un comportamento da gigloueil, come quello d'altra parte della maggioranza dei disiaci. È come se poco per volta ci estraniassimo sempre di più dalla realtà e ci fregasse sempre meno dei rapporti con persone umane, tanto siamo intenti e scrivere mail a qualche strano indirizzo.
Come d'altra parte sto facendo io in questo preciso istante.
Ossigeno, ma allora che cosa è? Piuttosto potrebbe essere una camera a gas, è come se ci stessimo infilando più o meno inconsciamente in un tunnel di isolamento dal quale è difficile uscire. Dal quale è difficile anche solo pensare di uscire, perchè non ci rendiamo nemmeno più conto di esserci entrati, ci siamo talmente abituati che lo reputiamo normale.
Oramai conosco la maggior parte delle persone che normalmente ci sono in laboratorio, eppure ne saluto pochissime, e ancora meno mi salutano. Lo stesso vedo che avviene con la maggior parte delle anime qui presenti. Che cosa significa? Perchè se conosco un persona non la devo salutare quando la incontro, o magari anche solo quando passo per i corridoi?
Forse perchè se lo facessi non finirei più di salutare qualcuno? Non mi sembra un bel motivo.
Mi sembra piuttosto una bella scusa, una di quelle che non fanno che confermare tutte le parole che ho scritto finora. Siamo soli. E ci stiamo isolando ancora di più. La classica figura dell'informatico isolato dal mondo che parla teneramente solo con il suo fido portatile.
Non è che ci stiamo dirigendo tutti verso quel lido? Non è che anche io che adesso scrivo e scrivo non faccia niente per cambiare? Ma cambiare che cosa, in fondo? Il mio modo di essere? E perchè allora dovrei cambiare?
E perchè continuo a scrivere questo messaggio invece di andare su al quinto piano a parlare con qualcuno? Non lo so. Forse perchè mi è salita una tristezza interiore che ora non ho voglia di cacciare via. A volte è bello farsi confortare da quella sensazione di triste felicità che ci pervade in momenti come questi. Basta che non siano troppi...

[Commento lasciato da Pazuzu il 23 Aprile 2004]
Pensiero del giorno (che non merita ancora di finire nel progetto Delirio): "ho rotto il vaso del pianto, e ne sono fuoriusciti accordi in blu settima".

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