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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
5 Maggio 2001
PENSIERO

Dialogo con me stesso. Mi vedo come disteso su di un lettino da psichiatra (non psicologo, attenzione) che parlo da solo con un muro. Non otterrò mai una risposta. Ma in fondo mi va bene così. Perchè avrei paura di quello che potrei dirmi da solo, senza volerlo, senza sapere veramente se è una parte di me che sta rispondendo da sola o qualcosa di molto più profondo.
É un periodo abbastanza anonimo. Giornate che si succedono ad altre giornate, parole che si succedono ad altre parole, minuti che scorrono dopo altri minuti, pensieri che sfuggono dopo altri minuti. Mi sento discretamente in pace con me stesso, ma senza una luce che brilli e che mi indichi la strada da seguire. Mi sembra quasi di aver perso la strada, di essermi smarrito in un bosco oscuro senza via d'uscita. Sto bene con me stesso, è vero, ma che cosa importa? Non ho problemi, è vero, ma questo mi basta? Mi basterà? E per quanto? É come trovarsi nella calma vastità dell'oceano, con scorte di viveri per un anno intero, ma sapere che senza un filo di vento non sarà possibile andare da nessuna parte. In nessun posto. E la bonaccia è assoluta. Implacabile. Inevitabilmente ferma. Dove potrò andare, se continua così? Mi sento un nessuno in un luogo dimenticato da tutti. Urlo, parlo, penso e magari a volte anche piango, poi rido, esulto, salto e corro. Ma sempre, sempre, sempre da solo. Con me stesso come unica compagnia, con i miei pensieri come unici amici, con la mia anima come unica, solitaria confidente.
Mi odio quasi a pensarla così, perchè in fondo a me stesso so che non è vero niente. Ho degli amici, delle persone che intorno a me riescono a colorare la mia vita che altrimenti sarebbe grigia come un vecchio televisore impazzito. Ma non posso fare a meno, ogni tanto, di sprofondare in un pessimismo che mi coglie d'improvviso, inatteso, e mi lascio quasi cullare da quella dolce ninna-nanna che non voglio che smetta perchè in fondo ogni tanto fa anche piacere. É un modo come un altro per parlare un poco con me stesso, per dialogare con la parte più intima dei miei pensieri senza scomodare terzi incomodi, una certezza assoluta, piacevole, quasi divertente. E sapendo che non sto facendo pesare niente a nessuno, che non sto martoriando un povero ascoltatore con tutti i miei problemi. Mi basta scriverli qui, nero su bianco, e magari rileggerli ogni tanto. É terapeutico. Una medicina che fa bene e che mi aiuta a tirare avanti. Un vaccino contro la depressione allergica cronica che ogni tanto sembra assalirmi e non lasciarmi scampo. Ma basta poco per uscirne. Due parole, scritte o pensate, e tutto scompare. Tutto scompare.
Che altro potrei aggiungere adesso? Non sto certo bene. Mi sento inutile. Ma è un'inutilità tranquilla, che spero non faccia male a nessuno. Buon proseguimento di giornata a tutti. E scusate per il disturbo.

[Commento lasciato da Dave il 28 Dicembre 2004]
grande Dada, sito very very good!!! E così mi scarico pure le foto..

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