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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
7 Ottobre 2000
AMICO

L’amico è sparito
scomparso, svanito
al suo posto è sorto
con somma sorpresa
un nuovo regalo
donato dalla sorte
che avara non è
con chi nulla chiede.

Ma niente si ottiene
senza pagare
un prezzo troppo alto
e nemmeno voluto
un amore rubato
sognato, vissuto
ed ora comparso
dal nulla svuotato.

Ma un cuore di ghiaccio
per quanto si sciolga
freddo rimane
gelato all’istante
col dubbio vero
pesante e nero
che tutto sia finto
che non sia tutto vero.

Silenzio composto
bramosia d’affetto
ma altrui
di un cuore diverso
e quindi incertezza
di cosa dire, fare, pensare
perfino sapere
che cosa si vuole.

Amare un amico
è cosa ardua, ardita
condita di se, forse e ma
stracolma e svuotata
di certezze insicure
e domande irrisolte
da cuori strazianti
e animi torturati.

Come un ruscello
che indietro non torna
un amico è scomparso
tra i flutti del cuore
e la corrente fatale
benigna o maligna
non può fare altro
che assistere impotente
ma cullando dolcemente
quell’animo affogato
e consola anche chi
è restato a riva, da solo.

È difficile capire una persona. Quello che dice, quello che pensa, quello che fa. A volte è anche difficile riuscire a capire se stessi, senza bisogno di andare a scomodare dei terzi. Cosa ci fa pensare di riuscire a capire un altro, se non capiamo prima di tutto quello che vogliamo noi? E cosa ci da il diritto di credere di riuscire a capire una persona? Possiamo intuire quello che dice, interpretarlo, farlo nostro, ma senza mai essere certi di essere nel giusto.
Ascoltiamo parole e ne capiamo altre, sentiamo una frase e nel nostro inconscio se ne crea immediatamente un’altra. Una vita, lunga o corta che sia, può essere capita a fondo solo da chi la sta vivendo. La nostre sono solo interpretazioni delle vite di altre persone, pensieri svuotati della loro vera essenza, immagini senz’anima a cui noi diamo un corpo che non è il suo. Un corpo illusorio, latente, fittizio, creato da quello che crediamo sia meglio ma non sappiamo o conosciamo per niente.
Le maschere della vita le portiamo su di noi ma le mettiamo anche addosso a chi è vicino, come a voler bloccare un lato, una porzione di anima che non ci appartiene. Egoismo? No, non è egoista chi interpreta gli altri a suo piacimento, ma chi vorrebbe modellare gli altri a sua immagine e somiglianza. Pensare solo a se stessi non è un male. Non è egoismo questo.
La domanda è: vale la pena cercare di capire gli altri?

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