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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
24 Aprile 2007
TALLINN - GIORNO DUE

In Polonia ci sono più bancomat che gatti. Vivi, intendo. I gatti, però, non i bancomat. Ma andiamo con ordine. Ieri abbiamo fatto circa 1100 km in 11 ore di viaggio, oggi circa 800 in 13 ore. Un piccolo massacro, tenendo conto che le strade percorse erano praticamente tutte statali.
Siamo riusciti ad alzarci in orario da Praha, e verso le sette eravamo già in viaggio. Abbiamo fatto velocemente colazione in un autogrill con tanto di centro espositivo Hummer, e poi via alla volta della Polonia, in direzione Warszawa (Varsavia per noi poveri italiani). Abbiamo raggiunto il confine polacco dopo un paio di ore circa: il paesaggio è decisamente più brullo e le terre più incolte e disastrate, ma in compenso tutti i primi centri abitati sono muniti di controlli radar per gli eccessi di velocità. Ovviamente questo influisce sia sulla tranquillità del viaggio, che sulla effettiva velocità dello stesso. In altre parole? Le strade polacche non finiscono mai.
Abbiamo fatto una lauta seconda colazione alle dieci e mezza circa in un chiosco trovato lungo la strada, a base di carne speziata e strani crauti dall’aspetto ambiguo ma dal gusto ottimo. Che fossero interiora di un qualche strano tipo poco importa, tanto erano buone. In effetti, il pasto alla fine si è convertito in un mezzo pranzo anticipato.
La giornata, in fin dei conti, è stata abbastanza monotona. Tutte strade statali, come ho già detto, in cui c’era abbastanza poco da vedere e non si poteva nemmeno andare veloci. Purtroppo, in Polonia non sono ancora dotati di autostrade, e quindi ci si deve adattare. Le stanno costruendo, ma con calma. Con molta calma. Nel frattempo, il passatempo preferito sembra essere investire dei poveri gatti indifesi, a giudicare dai cadaveri incontrati lungo la strada. A decine, direi. Siamo riusciti a vede un solo gatto vivo, all’altezza di Wroclaw circa, mentre eravamo alla ricerca di un bancomat per prelevare degli zloti (la moneta locale). Col passare del tempo, i bancomat si sono fatti trovare, seppur pochi, mentre i gatti vivi sono rimasti un misero miraggio. Cristo.
Giunti a Varsavia, stanchi di tutti i pochi chilometri percorsi in assenza di strade degnamente attrezzate e guardando le cartine a nostra disposizione, abbiamo deciso di puntare alla Bielorussia nella speranza di trovare strade a scorrimento più veloce. Abbiamo quindi deciso di puntare a Minsk, passando per Brest. Città, quest’ultima, che sembra non esistere sui cartelli stradali polacchi, sostituita da un’altra il cui nome adesso non ricordo. Mistero. Domani, quando arriveremo al confine e scopriremo se possiamo sconfinare in Bielorussia, forse scopriremo l’arcano. Nel frattempo, mi vado a coricare nel letto di un motel trovato lungo la strada, poco dopo le otto di sera, perché l’osso sacro mi fa ancora male da quanto sono rimasto in macchina oggi. Siamo ad una ventina di chilometri dal confine, e domani dovremo alzarci presto. Come al solito, d’altronde.

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