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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
16 Ottobre 2005
CANDELA

Il tenue bagliore illumina e rischiara quel buio angolo della stanza. La fiamma oscilla, insicura ma ferma, ancorata a quel filo nero che è la sua unica certezza di vita e d’esistenza, mentre attorno a lei tutte le ombre tremolano e vibrano ad ogni suo respiro, ad ogni sua carezza. Lentamente, il silenzio tra quelle pareti bianche sembra svanire, e tutta l’aria si colma di grida silenti che sferzano il nulla con le loro diagonali disegnate da una mano malferma che traccia segni sulla sabbia del tempo. Uno strano calore inizia a diffondersi tutto intorno, ed il colore autunnale della candela va a riempire anche quegli spazi vuoti che soltanto un bacio tradito potrebbe ricordare. Una sguardo insistente sopra tutto, uno sguardo di pace e sufficienza, uno sguardo d’amore e di compagnia, uno sguardo che non lascia spazi per l’interpretazione ma che può significare solamente ogni singolo singulto di un cerbiatto morente, nel suo letto di spine che non rivedrà domani.
Ho aperto gli occhi e tutto intorno a me si sono parate immagini di pianeti in collisione, di esplosioni di galassie lontane e di incredibili viaggi interstellari. Ho aperto gli occhi e ho visto una lacrima crollare dagli occhi di una mosca lontana, quando la forza delle sue ali non bastava più per farla tornare dove riposa il suo cuore, e ho scoperto in me la forza di piangere, ed ho scoperto in me il coraggio di soffrire per qualcuno che nemmeno conosco.
La candela si è placata, immobile, e ora quel triangolo di fuoco che non è altro che la punta di tutto quello che è rischiara le mie scelte passate con una chiarezza che non riesco a definire, ed illumina i miei errori futuri con un sorriso che mi riempie di terrore primordiale. Come posso fare per tenere accesa questa candela anche quando il vento inizierà a soffiare, implacabile, sul mio destino e su tutte le mie certezze? Non esiste riparo all’alito degli eventi, non esiste rifugio da quelle strane coincidenze che possono essere riassunte in un’unica parola: caso. Non esiste soluzione tangibile. Non esiste su questa terra. Non esiste in questa vita. Non esiste per me.
Ma esiste questa candela, che continua a gettare la sua luce anche negli angoli più bui della mia più buia essenza, senza che io l’abbia mai chiesto, senza che io l’abbia mai capito. Esiste questa candela, e tutti i colori che trasmette, e tutti i suoni che produce, e tutte le voci che prima o poi imparerò ad ascoltare. Sei tu, candela, che mi aiuti ad andare avanti, giorno dopo giorno. Sei tu, candela, che mi illumini il cammino a costo della tua stessa vita. Cosa avrò mai fatto di buono, per meritarti? Ti prego, non spegnerti. Mai.

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