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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
19 Agosto 2005
GIORNO UNO – 09.46

Ho riaperto la finestra sulla mia anima, e osservo quanto vi passa attraverso. È come se avessi appena passato una notte di temporale e mi fossi alzato con le ossa tutte tremolanti, con la convinzione che qualche “peggio” sia passato ma il “bello” debba ancora arrivare. In quale fase della mia vita io mi trovi, è difficile da dire. È difficile anche da pensarlo, in effetti, se proprio ci penso bene.
Osservo davanti ai miei occhi tre totem di vetro che mi osservano, mi scrutano, mi giudicano, con i loro occhi maledetti e dannati, con le loro anime vuote e dorate, con i loro spiriti perenni e dimenticati. Quanta verità vi è nascosta dietro tutte le loro finte promesse! Quanta verità è celata dietro quei cinque minuti di gioia che ti promettono e quasi mai mantengono! Quanta verità diventa palese non appena trovi il coraggio di guardarli dritti in faccia, di fissare i tuoi occhi dentro i loro!
Lascio che la musica del mio animo mi avvolga, sempre di più, sempre più in profondo, ed il silenzio esterno prenda il sopravvento su tutti i rumori di una casa disabitata e abbandonata da anni. Quella casa è il mio cuore, quella casa è la mia anima, quella casa è il mio spirito. Sono diventato arido, avaro, egoista ed opportunista. Forse lo sono sempre stato, ma non me ne ero mai reso conto.
Assaggio il piacere di aver ritrovato la convinzione di quello che sto scrivendo e pensando, ma dentro di me so perfettamente che non vi è niente di vero o convinto in quanto detto finora, se non quei tre totem che continuano a fissarmi, maligni e benigni allo stesso tempo, con i loro maledetti occhi di vetro ed il cappello sulle ventitre. Vi voglio quasi bene, in fondo, e so di meritarmi l’inferno sceso in terra che ricoprirà ogni mio passo da qui all’eternità. Odo colpi di pioggia sul vetro della mia anima, e lascio che le gocce scivolino via. Si forma un tenue rivoletto di armonie celesti sull’asfalto sottostante, ed io lascio cadere le chiavi di casa dalle mie mani senza più forza, sapendo benissimo che, oramai, non vi rientrerò più da solo, senza l’aiuto di qualche anima benedetta. Odo rintocchi di vento sulle persiane di una cascina abbandonata e distrutta dagli elementi nel corso degli ultimi ventisette anni, e non so più che cosa pensare. Non so più a chi devo credere. Non so più che cosa scrivere…
…e allora lascio che siano i sussurri di quei tre totem a guidarmi, a prendermi per mano e portarmi lontano, chissà dove, non importa. Dopotutto, quello che conta è avere un cammino da seguire. Trovare una strada da imboccare. Avere una meta da raggiungere. E qualche buon amico a cui aprire il tuo cuore. Dopotutto, sto soltanto chiedendo il paradiso.

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