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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
11 Maggio 2009
GOCCIA

Non era altro che una goccia. Una semplice, piccola, isolata goccia sul muro.
Era solo una goccia che stava affrontando la discesa tra cento difficoltà e mille insidie. Il muro di dura roccia non la stava aiutando di certo: ad ogni centimetro, ad ogni palmo di cammino lungo la discesa, si apriva una nuova crepa che rischiava di farla scomparire per sempre. E poichè non si poteva tornare indietro, poichè certe scelte sono veramente irreversibili, la piccola goccia doveva sfruttare con attenzione e lungimiranza ogni singola asperità della superficie per non rischiare di prendere la direzione sbagliata, la decisione che l'avrebbe condotta alla morte, per non finire in quel vicolo cieco che avrebbe terminato la sua grave corsa. Quando in lontananza appariva il nero di una crepa, la goccia sapeva che doveva cercare immadiatamente una soluzione per evitare danni nell'immediato futuro. E sapeva, memore di ricordi atavici che chissà quale coscienza collettiva le aveva donato in uno stato di esistenza precedente, che tante gocce prima di lei avevano fallito e non erano mai state in grado di raggiungere l'agognato suolo. Il candido, morbido suolo, quel suolo che proprio tutte speravano di raggiungere. Il suolo che rappresentava l'eden che era stato promesso loro in tempi dissolti, ma mai dimenticati.
Un paradiso per lei, che non era altro che una goccia.
E quindi la goccia continuava la sua discesa, lenta e caparbia, inesorabile e ostinata. Ogni centimetro guadagnato era un piccolo traguardo da festeggiare e da ricordare, ogni palmo conquistato era un anniversario che forse nessuno avrebbe mai ricordato. Allo stesso tempo però, ogni centimetro rappresentava anche dieci piccoli pericoli che potevano trasformarsi in tragedie imminenti, e ogni palmo non era altro che un centinaio di possibili errori fatali che non sarebbero mai stati risolti col senno di poi. Non si sarebbe fatta intimorire da nessuno, nemmeno da quel ruvido cammino che le si profilava davanti, da cui non poteva scappare. Non poteva lasciare che una crepa minasse tutte le sue certezze, tutte le sue aspettative. Non sarebbe stata una crepa, per quanto profonda potesse essere, a fermare la sua discesa al suolo. Non si sarebbe spaventata per una crepa, ne era più che sicura. Ed proprio per questa sua sicurezza, era una goccia fortunata.
Nonostante continuasse a cadere. Nonostante non fosse altro che una goccia.
Una goccia che cade.

Un giorno di vita non è altro che un intero secchio di gocce che scivolano su quel muro, ciascuna impegnata ad affrontare la propria crepa, il proprio nero, lungo il cammino che le porterà al fallimento oppure al lieto fine. Un giorno non è altro che un insieme di minuscoli tentativi di superare quel percorso che appare in discesa ma che non nasconde nessun vantaggio rispetto ad una salita. Un giorno non è altro che una cascata di piccole e inevitabili decisioni, scollegate tra loro eppure unite come un oceano di pensieri irrisolti.

Su quel muro, una goccia continua a cadere.

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