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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
Aprile 2005

21 aprile 2005
NICOTINA XXIV - MILANO

Io odio Genova. La odio sul serio. Ed è perfettamente inutile che cerchiate di farmi cambiare idea. Non mi piace la lanterna, i vicoli, e nemmeno quell’insulsa sfera sferica di Renzo Piano. Non so da quanto ho iniziato ad odiarla. Frse due, forse dieci anni. Ma so che anche soltanto sentire un “belin” all’angolo della strada mi fa venire il voltastomaco. I genovesi sono tristi, brutti, sempre con il broncio, e si lamentano di tutto. Una cosa va male? Si lamentano perché va male. Una cosa va bene? Si lamentano perché sarebbe potuta andare meglio.
Noi di Milano invece sì, che sappiamo vivere con gioia. Non credete a coloro che affermano che la nebbia renda grigia la vita di tutti i giorni. Anzi. È esattamente il contrario. Vivere in un ambiente uguale e monotono tutti i giorni rende più combattivi agli attacchi della vita e con più voglia di fare, di agire, di muoversi. Noi a Milano abbiamo un’ottima scena musicale. Usciamo la sera, e abbiamo l’imbarazzo dei locali dove andare ad ascoltare musica dal vivo. Abbiamo i navigli. Abbiamo anche Parco Sempione, ma credo che questo sia un discorso decisamente più delicato. Potreste obiettarmi adesso che anche a Genova avete dei locali, dei bei locali, e potrei forse darvi ragione. Ma in quanti dei vostri si deve fare la fila per entrare? In quanti hai la certezza che assaporerai il contatto fisico con la gente, in quel mucchio selvaggio e concentrato che è un pubblico adorante e sudante durante un concerto? Che sia rock, folk, metal, pop o indie, poco importa. Noi, a Milano, abbiamo anche la mente decisamente più aperta. Non lo dico per bullarmi, o forse si, non lo so.
Quando un grande artista decide di fare in Italia una tappa del proprio tour internazionale, dove credete che deciderà di andare? A Genova, forse? Mi spiace, ma sono finiti i tempi in cui siete stati Capitale della Cultura. E neanche l’avete saputa sfruttare, come occasione. Io ci sono stato nella vostra città, nei primi del 2004: era un cantiere unico, e mi ha ricordato Berlino, per chi di voi che c’è stato. Ma voi genovesi non amate viaggiare, lo so. Vi piace stare rinchiusi nelle vostre tane, e mugugnare l’un l’altro, e dire qualche “belin” ogni tanto, e vantarvi di aver dato i natali ad un Fabrizio De Andrè che, se proprio vogliamo dirla tutta, gli ultimi anni della sua vita manco li ha passati a Genova.
Che cosa potete vantare, che noi a Milano non abbiamo? Niente. Proprio niente. Ve ne state rinchiusi nelle vostre monotone vite, e non uscite neanche quando un locale prova a proporre qualcosa di nuovo. Se ci fossero a Milano, locali come il Milk o il LogoLoco sarebbero sempre pieni di gente. Pieni di giovani. Pieni di vita. E voi invece niente. Vuoto assoluto. Una serata con quattro gruppi? È già tanto se vi saranno trenta persone.
Adesso io vi dirò una cosa, e so già che vi offenderete, ma non mi importa. Dovreste vergognarvi. E tanto. Di voi stessi. Di come vi comportate nei confronti di tutto quello che avete intorno. Se veramente amate la città in cui vivete, dimostratemelo. Dimostratevelo. E la prossima volta che scenderò giù da Milano, incrociando il vostro sguardo vedrò finalmente la fierezza di un popolo che è stato una repubblica marinara, ha toccato il fondo, ma almeno adesso sta provando a risollevarsi. Un po’ come se steste cercando di smettere di fumare. Questo, musicalmente parlando. Per tutto il resto, invece, nutro per voi veramente poche speranze.

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7 aprile 2005
NICOTINA X - LOGO LOCO

Lasciami alla mia pigrizia. Lasciami alla mia stanza. Lascia che, stasera, me ne stia a casa a dormire. Ti prego, Vale, non chiedermi questo. E io che, al massimo, avrei voluto andare al cinema. È anche mercoledì sera, costa meno. Dai, ti prego...
...e va bene, ok, per questa volta andremo a tenere compagnia a Chiara al Logo Loco. Lei che è in giuria, e dovrà ascoltare quattro gruppi che si contendono la partecipazione al concerto del Primo Maggio. Fortunata, eh? Beh, almeno berrà gratis. Lei. E lascerò a te, almeno questo concedimelo, l’incarico di recensire i gruppi che sentiremo.

Toxic Picnic: tecnicamente molto bravi, non sono riuscita assolutamente a capire i testi ma se all’ascolto dei primi due pezzi credevo di trovarmi davanti al “solito gruppo indie rock”, mi sono dovuta ricredere dopo aver sentito gli ultimi brani: più lenti e sicuramente molto emozionanti!
La voce del cantante non è potente ma si adatta al genere ed è in perfetta sintonia con gli strumenti.


Bello il LogoLoco, però. Appena entro, un gestore si accende una sigaretta. Dentro il locale. Ma me lo fanno apposta, me lo fanno!

Starfish: non mi sono piaciute... come mi era stato chiesto sono andata a sentirle per capire se il fatto che non mi avessero trasmesso energia ed emozioni dipendesse dal mezzo attraverso cui avevo conosciuto la loro musica, ovvero sentendo il demo che avevano inviato a Genovatune.
Purtroppo non mi sono ricreduta... premettendo, questa volta, che non sono un’estimatrice del Riot, devo riconoscere che tecnicamente sono brave ma elementari, la cantante non dialoga con gli strumenti, ma l’originalità è sicuramente da premiare.


Vado in bagno, e volgo per sbaglio lo sguardo verso l’entrata. Fuori, una ventina di persone che fumano. Ci sono quasi più persone fuori che dentro. Beh, credo sia giunta l’ora di farmi un’altra birra…

I Janet Weiss Blue Band, che ci hanno proposto uno ska-reggae, erano sicuramente bravissimi a suonare ma sembravano, lasciatemelo dire, i Giuliano Palma & The Blue Beaters... buona la presenza scenica ed interessante vedere strumenti un po’ diversi sul palco come contrabbasso e trombette ska.

Accompagno Chiara a prendere il demo di un gruppo per GenovaTune. Però ditelo, adesso, che me lo state facendo apposta! “Lucky Strike”, si chiamano. Fanno cover di Vasco Rossi. Ma perché, tra tanti nomi, proprio “Lucky Strike”?

I Matheria hanno chiuso la serata in bellezza con una buona dose di nu-metal italo-inglese. La loro musica è una mistura tra elettronica stile Subsonica e nu-metal, per questo perdono un po’ nell’originalità ma la loro ottima presenza scenica (sanno muoversi sul palco!) e l’abilità del cantante compensano questa pecca...

Ok, non rimpiango di non essere andato al cinema. Avevi ragione tu. È stata una bella serata. Bella compagnia, bella musica, bel locale. Abbiamo anche letto con avidità una copia di CosaFaiStasera, la piccola rivista cartacea in cui compare anche un tuo articolo, Vale. A proposito, me lo fai un autografo?
E mercoledì prossimo ci concediamo una replica, vero? Dai, stavolta sono io ad insistere.

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3 aprile 2005
NICOTINA VI - DAMAGE DONE

Immaginate un ambiente buio ma non cupo. Oscuro ma non tetro. Chiuso ma non opprimente. Ci sono brandelli d’arte appesi alle pareti, celati nei vicoli del centro storico di Genova. Immaginate adesso di percorrere Vico della Maddalena.
La folla è sopraggiunta numerosa, richiamata dall’evento che si deve consumare al Madeleine Cafè, quel locale che mi era sempre stato descritto come “un buco” ma che mi è apparso molto più grande di infiniti altri ritrovi della gioventù genovese. La realtà non è mai fedele ai racconti tramandati. Ma comunque. Il 2 aprile 2005, proprio tra queste mura, si sono presentati al pubblico ligure i romani Damage Done, nel mezzo di un tour che li sta portando in giro per tutta l’Italia.
Immaginate di partire da Milano e di voler terminare la vostra corsa nel centro di Catania. Ne avete di chilometri da macinare. Di chitarre da accordare. Di palchi da solcare. Di pubblico da esaudire. Ma per il gruppo di Roma non è stato un problema convincere i presenti al Madeleine con le loro composizioni.
Il 2004 li ha visti pubblicare il singolo “Thorns”, tre pezzi, tra cui la cover “Home” dei Depeche Mode. Brani complessi ma di assimilazione immediata, e che come in molti hanno già scritto riportano alla mente sonorità care agli Evanescence e ai Lacuna Coil. Mi fermo subito nel fare paragoni, perché non sarebbe giusto sminuire le capacità dei Damage Done limitandoli ad una sequenza di nomi già noti. Hanno la loro personalità. Hanno la giusta grinta. Hanno la calda voce di Nathalie che esce prepotentemente fuori da un corpo minuto che non crederesti mai capace di possedere un tale vigore. Hanno un muro sonoro retrostante che riuscirebbe a fermare anche una gru Vernazza senza freni in discesa libera giù per via San Lorenzo. E tra pochi giorni, come se non bastasse, dovrebbe uscire il loro nuovo nonché primo disco “Framework”, che conterrà 11 brani più una cover non ancora resa nota. Cosa si potrebbe ancora chiedere di più? Niente. Una sigaretta da fumare in santa pace, nel buio della propria stanza mentale, forse. Ma questa è una divagazione personale e fuori luogo.
Le danze iniziano poco dopo le venti e trenta, quando già la notizia della morte del Papa si è sparsa per il locale. Mi avvicino fin sotto il palco per assistere al concerto, e noto come la maggioranza degli avventori sembri far parte del popolo dark di Genova. Sarà il locale. La musica sicuramente non mi sembra dark, anzi. È molto più immediata, più corposa, meno contemplativa se vogliamo, ma sempre emozionale. Un’ora piena di concerto, e colma di suoni. Note grintose e mai banali. Accordi suonati da un gruppo che ha saputo dimostrare di saper domare un palco. E alla fine della serata, riesco a scambiare due parole veloci con la cantante Nathalie ed il bassista Helio.
Faccio notare che suonano con delle basi registrate sotto... e provo a chiedere se, per caso, non siano alla ricerca di un tastierista. Mi risponde Helio, sorridendo sereno. “Hehe, no, non stiamo cercando un tastierista, per ora abbiamo un ragazzo che sta dietro alla parte elettronica, ma non vogliamo ancora presentarlo dal vivo.“ Misterioso. A questo punto arrivano gli amici, e cominciano i complimenti di rito. Chiedo cosa li abbia portati alla scelta di suonare nella nostra città, e mi risponde sincera Nathalie. “Cosa ci ha portati a Genova? Beh, era una tappa normale, di passaggio, dato che arriviamo da Milano e ci stiamo dirigendo verso Roma. Inoltre conosciamo i ragazzi di NewsOnStage, che hanno promosso la serata, e siamo quindi riusciti a suonare in questo locale.” Ottimo.
Saluto il gruppo e mi dirigo verso casa. Cammino attraverso quei vicoli di Genova che, anche questa volta, mi hanno saputo regalare l’atmosfera giusta per un dolce contorno musicale della serata. Sorrido. In tasca ho un gadget dei Damage Done che mi terrà compagnia, domani, dopodomani, e oltre. Un accendino con tanto di apribottiglie incorporato. Splendido. Peccato solo che abbia deciso di smettere di fumare pochi giorni fa. Beh, vorrà dire che lo utilizzerò per aprirmi una Heineken gelata, non appena mi capiterà per le mani. La lotta alla nicotina continua, quella all’alcool no, si è fermata il 2 aprile 2005. Ho perso e ho ceduto alle tentazioni di qualche birra. Pazienza. Inutile piangere sul latte scremato. Ormai, il danno è fatto.

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