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Settembre 2010
28 settembre 2010
VEGA
E' brutto non essere capiti.
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25 settembre 2010
THERION - SITRA AHRA
Ecco cosa succede ad aspettare con ansia l'uscita di un disco: quando finalmente quel lucente cilindro alto circa un millimetro entra nel lettore, si inizia ad analizzare ogni singola nota che ne fuoriesca, e ci si scontra con le proprie paure e le aspettative. Le ansie e i desideri. La fantasia e la realtà. Devo ammettere quanto non fossi rimasto particolarmente soddisfatto dai precedenti lavori dei Therion: "Lemuria" e "Sirius B" [2004] mi avevano lasciato abbastanza indifferente, e anche "Gothic Kabbalah" [2007] non mi aveva soddisfatto fino in fondo; "The Miskolc Experience" [2009] invece era stato un disco gradevole, in cui il gruppo svedese aveva ribadito per l'ennesima volta il proprio amore verso i compositori classici, reinterpretando opere di Dvorak, Verdi, Mozart e Wagner. Posso quindi dire che li aspettavo al varco.
"Sitra Ahra" è esattamente quello che i Therion sanno fare meglio: una composizione culinaria con ingredienti misti presi da un Carl Orff d'annata e mescolati sapientemente con melodie degne del miglior power da spadoni smeraldoni lampeggianti e fumeggianti. Escono quindi fuori dal cilindro questi cori femminili e maschili che si vanno a intrecciare con parti di batterie triggherate, e queste chitarre sempre melodiche ed epicamente trainanti, con stacchi acustici sparsi qua e là per confondere ulteriormente la sensazione finale. Mi viene da pensare che i Therion stiano al Metal esattamente come Roland Emmerich stia al Cinema: là dove c'è un film caciarone e con effetti speciali spettacolari che distolgano l'attenzione dello spettatore dallo spessore della trama e dei personaggi, qui ci sono sfumature e arrangiamenti pomposi che trascinano l'ascoltatore in una terra di magia e incanto, ma che sotto la patina appariscente dell'immediatezza alla fine lasciano assai poco. I Therion hanno sempre saputo inserire parti orchestrali nelle proprie opere, e anche questa volta non sono stati da meno: basti pensare che nel booklet allegato al disco in questione c'è l'elenco completo di tutti i musicisti che abbiano suonato nell'album, e che questi occupino un'intera pagina. Incastrare strumenti classici a quelli più tradizionalmente metal è sempre stata una mossa vincente, come hanno dimostrato anche i Rage in "XIII" [1998] e gli Haggard in "Awaking the centuries" [2001]; ma dove questi ultimi sono riusciti a ottenere e mantenere una parvenza di serietà e coesione maggiore, i Therion riescono a defecare fuori dalla latrina rendendo il risultato finale talmente pacchiano, ampolloso ed altisonante che rischia quasi di rovinare l'intero quadro.
In più, alcune canzoni raggiungono il limite del ridicolo vero e proprio: basti pensare a "Land of Canaan", la vera e propria suite del disco [supera i dieci minuti]. A parte che, essendo i Therion svedesi, avrei preferito continuassero ad occuparsi di tematiche più nordiche come avevano fatto nell'intero album "Secret of the runes" [2001], o a dedicarsi esclusivamente a contenuti più esoterici [argomento al quale il leader Christofer Johansson è sempre stato particolarmente legato]; inserire però, in una suite il cui titolo fa immediatamente pensare a deserti palestinesi, stacchi di armonica a bocca e parti di piffero, seguiti da intermezzi di fisarmonica, passando per mandole pizzicate che richiamano quasi a tradizioni di tarante e sagre meridionali, solo per finire in un crescendo vivaldeggiante, ecco: è esattamente la dimostrazione del concetto già espresso precedentemente. Qui si caga fuori dal bulacco. E senza nemmeno cercare di pulire, una volta finito. La canzone "2012" poi non fa altro che confermare al mio subconscio il paragone con l'Emmerich di qui sopra. E se poi aggiungiamo che questi vecchi metallari si sono vestiti come damerini emo attempati [siano maledetti i My Chemical Romance per questo] nelle foto che arricchiscono il packaging, il quadro è finalmente completo. Una sensazione di disgusto mentre sento voci power che cercano invano e stentoreamente di raggiungere una nota sempre più alta [ed è cosa nota che i cantanti di metallo del potere abbiano le proprie unità di misura per fare a gara a chi ce l'abbia più lungo], sempre intramezzate da cori da Carmina Burana che fanno capolino ad ogni angolo. Angosciante.
Detto tutto questo, devo infine confessare una cosa: il disco in questione immagino resterà per qualche settimana a rotazione continua nella mia autoradio: l'ignoranza pura e genuina che ne fuoriesce ha il potere di riuscire comunque a mettermi di buonumore, ed è un ottima compagna di viaggio per le trasferte settimanali che mi spettano per lavoro. Passato l'entusiasmo iniziale, però, credo che sia un album destinato a finire nel limbo delle dabbenaggini musicali senz'anima. Con buona pace di quel "Theli" [1997] che ancora mi porto nel cuore, da più di dieci anni.
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23 settembre 2010
E UN'ALTRA COSA...
Eoin Colfer, lei non fa ridere. La smetta, per favore.
Ok.
Iniziamo con calma.
Non vi dico il mancato infarto nell'entrare in una libreria e trovare un nuovo libro che fa riferimento alla Guida Galattica per gli Autostoppisti: stavo per crollare al suolo, letteralmente. Le ginocchia hanno avuto quei dieci secondi pieni di puro cedimento, leggendo la scritta "sesta parte della trilogia" di Douglas Adams. Ma non era morto? Mi assalì la speranza che fosse riuscito a lasciare qualche ultimo scritto. Nel 2002 era già uscito "Il salmone del dubbio", un libro-raccolta degli ultimi scritti di Adams, e non volevo proprio credere ai miei occhi. Ed è stato allora, solo allora, che ho guardato con attenzione l'intera copertina.
Ah.
Il libro non è di Douglas Adams, ma di Eoin Colfer. Che a quanto pare, oltre a continuare a scrivere libri per bambini di cui la saga di Artemis Fowl, ha trovato fosse cosa buona e giusta il continuare la storia della Guida Galattica esattamente là dove era stata lasciata, con gli stessi personaggi e le stesse ambientazioni. Ahimè, quello che ne esce è uno scimmiottamento dello stile di scrivere di Adams, e là dove le divagazioni della saga originale raggiungevano picchi di ineguagliata sagacia, qui si sfiora il ridicolo ed il patetico in più di un'occasione. Pochi avrebbero potuto approcciarsi ad un'impresa del genere [mi vengono in mente solo Terry Pratchett o Neil Gaiman, tra tutti] ma non c'è stato nessuno l'abbia fatto. Ci sarà anche un valido motivo, no? Questo, Eoin Colfer non sembra averlo capito. Okay, il libro non è una merda totale: quando l'autore lascia un po' le classiche ambientazioni galattiche e prova a metterci del suo, con tanto di pantheon divini a confronto, qualcosa di carino riesce anche ad uscir fuori dal cilindro. Ed è in questi momenti che vediamo uno Cthulhu a disagio seduto ad un colloquio per essere assunto come divinità di un nuovo mondo. Ma sono momenti passeggeri, il resto è tutto un cercare di riproporre con troppa Adams-referenzialità tutta una serie di situazioni di cui non sentivamo proprio la mancanza, o perlomeno non ne sentivamo questa mancanza.
Che altro potrei aggiungere? Terminato il libro sono corso a riprendere in mano il volume con tutta la saga della Guida Galattica, rilegata in copertina rigida, che uscì sempre con Mondadori qualche anno fa. Un'edizione oramai esaurita, ma che ancora ogni tanto mi trovo a cercare nelle bancarelle per poterla regalare a persone capaci di apprezzare. Accarezzo la copertina, e aprendola vedo quell'autografo di Leo Ortolani. Ricordo ancora quell'incontro, in cui l'autore di Rat-Man si tastò scaramanticamente quando gli confessai che "c'erano due autori in grado di farmi ridere anche nei momenti più bui; e uno era morto da poco". Ma questa è un'altra storia...
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22 settembre 2010
TACHIFLU
Complice il cambio di stagione, ma in questi giorni è così. Amen.
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21 settembre 2010
UN EVO A DAMA
Altra immagine di auto-promozione. Così, sempre giusto per.
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18 settembre 2010
OKTOBERFEST A DAMA
Fino al 22 settembre, è possibile acquistare il libro UN EVO A DAMA con il 10% di sconto, semplicemente immettendo il codice "CINCIN305" sul sito di Lulu.com.
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14 settembre 2010
NOTTE BIANCA
A cosa serve il giorno di San Valentino?
Gli innamorati si scambiano regali, promesse, baci. Nell'intimità di una camera buia, o in pubblico sotto il gazebo di un bar affollatissimo: ma gli innamorati riescono a scambiarsi quegli stessi regali, quelle medesime promesse, e anche più baci, in tutto il corso dell'anno. Il giorno di San Valentino serve a ricordare l'impegno di qualcosa in cui si crede, e può essere una scintilla nella speranza di riaccendere un fuoco oramai spento. Oppure, ben più prosaicamente, è un giorno in cui il consumismo dell'Amore si accende e il mero interesse commerciale prende il sopravvento per raggiungere un target di pubblico a cui normalmente non arriva.
La Notte Bianca è un po' come San Valentino, o la Festa della Mamma, o il Giorno dei Morti: la città intera si attrezza per ospitare qualche grande nome di richiamo della musica italiana e straniera, e tutte le piazze e le vie principali si coprono con un manto di iniziative minori, sempre a carattere musicale, per l'intrattenimento di grandi e piccini. E' così che sbocciano jam session in Piazza Piccapietra, o concerti rock e metal dalla Commenda di Prè. E' così che i Giardini Luzzati si ricoprono di musica e via Venti Settembre diventa un'unica zona pedonale colma di banchetti e bancarelle che offrono cibo e bevande, ninnoli e giocolieri, luci e assicurazioni di divertimenti assortiti. Ma come in tutte le più belle favole, c'è e ci sarà sempre un prezzo da pagare. Ed è un prezzo assai caro.
Ho visto bottiglie di vetro frantumarsi per terra, e altre essere usate come armi per lasciare segni indelebili sul volto di persone vicine, tra chiazze color rosso fuoco. Maschere di vetro e sangue, maschere di tragedia indossate in una sera di festa, una sera come tante altre. Ho visto sedie venir lanciate in aria a più di dieci metri di distanza, e atterrare in una nuvola di schegge di legno a pochi centimetri da persone accasciate al suolo, oramai incapaci di intendere e di volere. Aculei di legno innocenti, aculei che nella breve parabola descritta dal volo potevano diventare letali quanto una bottiglia di birra spaccata e brandita con odio.
Il tutto, solo poche ore dopo la dichiarazione in televisione di una nota figura politica genovese, vestita di verde come un elfo silvano, che assicurava quanto le vie di Genova siano sicure e perfettamente vivibili, sicure ad ogni ora del giorno e della notte ad un qualsiasi visitatore, sicure e protette. Certo. Quella stessa figura non ha potuto non ricordare come la Notte Bianca quest'anno cadesse l'11 settembre, e non ha dimenticato di rendere omaggio [parole testuali, ripetute e scandite più e più volte: omaggio? da quando si rende onore e lode ad una tragedia?] all'attentato terroristico delle torri gemelle, nove anni fa. Comunque.
Come si possono prendere per buone queste parole quando ogni dieci metri, da Corso Italia fino in via Gramsci, erano presenti dei banchetti attrezzati per la vendita di birra, e gli stessi servizi di ristorazione [non tutti, almeno] non versavano le consumazioni in bicchieri di plastica per evitare "problemi", ma consegnavano direttamente al consumatore le bottiglie in vetro? Come si può arrivare a considerare vivibile una città soltanto per i presunti meriti di una sera, quando durante l'intero anno i locali continuano a chiudere in seguito a leggi e repressioni sempre più imponenti, lasciando quindi il dominio delle vie del centro storico all'oscurità, al silenzio, e ai suoi tetri abitanti che non aspettavano altro che di riprenderne possesso? E' questa la sensazione di sicurezza che si vuole trasmettere alla cittadinanza, e ai giovani? Cosa ricorderà un giovane di una sera in cui è consentito e praticamente autorizzato ubriacarsi fino a stendersi per terra dimenticandosi perfino dove si trova? Qual è il messaggio che si sta cercando di trasmettere, con un'organizzazione ed una serata del genere? Per una sera tutto è lecito, lo sballo è consentito. Ma poi? Cosa resta nei restanti 364 giorni dell'anno? Cosa può mai succedere ad una persona che osi incamminarsi da sola per quelle vie scarsamente illuminate, con angoli nascosti ogni dieci metri, e topi che silenziosi osservano e ricordano tutto, sotto le insegne oramai spente di quei locali chiusi che aumentano ad ogni stagione?
La Notte Bianca non è altro che un modo per pulirsi la coscienza, per poter fare dichiarazioni altisonanti, per rabbonire le masse grazie ad una serata di sfrenata allegria, una serata che niente lascia alla vita del giorno dopo, se non il suono martellante di musica house protratta fino alle sei del mattino. Apprezzabili a questo punto un folto gruppo di senegalesi che si sono ritrovati in piazza, alle tre di notte, a suonare la loro musica ritmica e ballare in circolo. Apprezzabili i grandi concerti nelle grandi piazze, con nomi di artisti che richiamano comunque all'uscita anche famiglie che normalmente preferirebbero trascorrere una serata nei comfort della propria abitazione. Apprezzabili le associazioni che sputano sangue durante tutto l'anno per continuare a portare avanti la musica come alternativa allo sbando generale, e che per una sera possono provare ad unire le proprie forze nella speranza di poter creare qualcosa di collettivo. Ma le sere a venire, che cosa assicureranno ai genovesi? Lasciamo da parte la musica per un istante: lascereste andare da sola vostra madre, vostra moglie, vostra figlia anche solo in Via del Campo, in una sera qualunque della settimana? Rispondete sinceramente.
E ricordatevi quella risposta, quando accenderete la televisione e un elfo silvano vi assicurerà che Genova è una città sicura e protetta ogni giorno dell'anno.
A cosa serve, a Genova, una Notte Bianca come quella appena trascorsa?
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13 settembre 2010
CONTROL DENIED
Niente di nuovo sotto il sole, eh. Solo un piccolo ripescaggio perchè ci ho pensato un po' troppe volte, in questo weekend. E quindi, via di auto-citazioni.
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2 settembre 2010
THE BIG WHITE RABBIT #5
Citazioni su citazioni su citazioni.
Di cosa?
Sempre di Max.
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1 settembre 2010
NOTTE BIANCA
Avete visto i nomi? No dico, avete visto i nomi?
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1 settembre 2010
FESTIVAL #3
Tutto arriva ad una fine. Per ora?
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05/08: My BEST 10 ALBUMS
05/08: My BEST 10 ALBUMS
13/07: Ipse dixit
13/07: Cipolla
13/07: Ezio e le Scorie Lese
13/07: Cipolla
13/07: Cipolla
24/01: Cipolla
24/01: Cipolla
30/05: Ciambelle
30/05: Ciambelle
14/03: Ipse dixit
19/01: Steganografia Metallorum
03/01: Professioni
03/01: Professioni
27/11: PENDULUM
24/11: Professioni
19/07: Nevermore
19/07: Nevermore
30/12: Math
Antro del Fato: 1, 2, 3, 4 Control Denied: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10 Control Denied 2: 1, 2, 3 Imagine 7D: 1, 2, 3, 4 Le sole 24 Ore: 1 Lupus: 1
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