Giunge alla terza edizione il mini festival organizzato dalla rivista Psycho! che, oltre a offrire una serie di concerti di band italiane, propone, sempre gratuitamente, una specie di raduno per quanti si occupano di musica piu' o meno estrema: eti-chette, distributori, radio, fanzines e musicisti si sono dati appuntemento sotto il tendone del Made in Bo per presentare a circa un migliaio di fan un panorama abbastanza vasto della scena metallica italiana. La manifestazione ha avuto quindi un riscontro positivo, e il mio plauso va agli organizzatori, capaci di creare un evento senza dubbio interessante. Se devo fare un appunto personale, lamento solo il fatto che un buon 90% del materiale in esposizione era legato ai sottogeneri metallici attualmente piu' in voga, ossia powermetal e blackmetal: un altro segnale della relativa mancanza di apertura e di eccessiva settorializzazione di una buona fetta del pubblico italiano.
Ma ovviamente in questa manifestazione la parte del leone l'ha fatta la musica: 5 band a vario titolo "emergenti" si sono avvicendate sul palco per circa 5 ore, mostrando una grande voglia di fare, una buona professionalita' ma anche, a mio giu-dizio, una certa mancanza di personalita'. Non me ne vogliano i musicisti coinvolti, ma in generale a questo festival mi sono abbastanza annoiato. Prima di addentrarmi in un commento piu' articolato sulle singole bands, vorrei sottolineare l'ottimo lavoro fatto da fonici e tecnici di palco, che hanno svolto con notevole rapidita' e professionalita' tutte le operazioni di soundcheck, change-over ecc.ecc.
Ma passiamo alla musica. Premetto che non ho mai avuto occasione di ascoltare le bands impegnate su disco prima di que-sto concerto, percio' i miei giudizi possono essere un poco affrettati.
Si comincia dai PWR, che offrono una manciata di pezzi alquanto modernisti: la loro proposta si rifa' a tutto quello che si puo' collocare nell'ambito post-metal o new-metal: chitarroni possenti, basso distorto, batteria a volte monometrica a volte tribale, samples, cantante rabbioso e molta violenza sonora: insomma, un energico mix di MachineHead/Sepultura/cose Korniane/un pochetto di Pantera. Senza dubbio sono bravi musicisti, ma il problema e' quanto suonano lo abbiamo sentito un mucchio di volte, forse troppe. Il pubblico infatti, nonostante l'indubbio groove delle canzoni, non si e' molto scaldato. Una cover irrobustita di "From Out of Nowhere" dei FNM ha suscitato un bell'applauso, ma niente di piu'. In sostanza: la musica dei PWR non e' proprio quella che preferisco, loro ce la mettono tutta (menzione speciale per l'ottimo batterista e per il cantante, dotato di notevole potenza), ma le canzoni sono tutte molto simili e il loro stile musicale non ha troppi spunti d'interesse. Certamente possono crescere, ma mi chiedo verso quale direzione.
Seconda band in scaletta sono i POWER SYMPHONY: come dice il nome, siamo gia' in territorio power metal; la band, un quintetto dall'eta' alquanto varia (un chitarrista sembra un giovincello, il batterista ha l'aria del vecchio biker), e' fronteggiata da una donna, che si presenta sul palco in completo simil-costume da bagno e brandendo una spada..."Cominciamo bene", ho pensato, temendo una bella rivisitazione di tutti gli stereotipi del metallo power-epicheggiante. In realta' la prima canzone e' ben costruita, la band suona bene e senza sbavature, nonostante il mega-rimbombo sotto il tendone, che annulla la defini-zione dei suoni e rende le chitarre impastatissime. La cantante ha anche una buona voce e presenza scenica...ma al secondo pezzo comincio gia' ad annoiarmi: il metal dei Power Symphony vive di sfuriate speed alla tedesca e cadenzati power al-l'americana: il fatto e' che questi due stili sembrano mal amalgamati e il risultato e' che la band si trova presa nel mezzo, sembra indecisa e questo non favorisce la qualita' della proposta. C'e' molta foga in quanto suonano, ma non sembrano arri-vare a nessun risultato efficace: insomma, si tratta di musicisti senza dubbio competenti e d'esperienza, ma per il momento sembrano privi di quel "quid" che puo' rendere la loro proposta davvero interessante. Hanno ottimi margini di miglioramen-to, basta che non si intestardiscano nel cliché powermetal.
Si continua con i CENTURION, presentati al loro primo concerto in assoluto. In effetti la gran quantita' di amici & parenti venuti per l'occasione rende testimonianza a questo fatto. Per nulla nervoso o intimorito, il quintetto offre un'ottima presta-zione. Ho sentito parlare di questa band nei termini di "piccoli Judas Priest italiani". Io piuttosto direi i "piccoli Painkillers". Infatti l'influenza che il penultimo disco dei Judas ha avuto sul sound di questa band e' palese: stessa violenza musicale, stessa natura tagliente e ferale delle canzoni, stesso gusto per l'assolo sguinzagliato con grande ferocia; per di piu' dai Priest hanno preso anche le mosse sul palco. Il problema e': plagio o sincera ammirazione? Un po' dell'uno e un po' dell'altro, a mio giudizio. Complice il suono non perfetto, le canzoni, ottimamente strutturate e suonate con perizia, si assomigliano un po' tutte, nonostante la loro indubbia potenza. Il cantante (un piccoletto dall'aria simpatica) sembra un sosia di Udo, e ha sicuramente una gran voce, adattissima al genere proposto. Se devo muovergli una critica, ha forse abusato in negli screams devastanti, che ad un certo punto coprivano i fraseggi strumentali: va bene far vedere che si hanno le capacita', ma occorre anche sapersi contenere! Insomma, con i Centurion mi sono divertito, ma obiettivamente sembrano piuttosto limitati: se al primo disco e concerto va bene riproporre il sound di "Painkiller" (disco epocale senza dubbio), devono al piu' presto trovare un modo per evolversi, pena il trasformarsi in un'onesta ma immobile cover-band.
Seguono gli ADDICTION 96: anche per questa band si parla di post-metal...rabbia e furia di natura hardcore, strumentismo massacrante (ottima sezione ritmica, chitarra fracassona), paranoia urbana e una buona dose di Korn-generation, soprattutto per quanto riguarda le ritmiche; il pubblico, fino a quel momento abbastanza immobile si e' scaldato parecchio di fronte a questa trascinante esibizione di furore. Io pero' alla quinta canzone e al quinto riff tratto di peso da "Roots" (per due o tre volte ho pensato che stessero coverizzando "Born Stubborn") ho lasciato perdere e sono andato a farmi un giro nell'ottima libreria del Made in Bo... niente di personale contro la band, ma il genere in sé non offre molti sbocchi e la violenza musi-cale, quando si fa ripetitiva, mi annoia. Cio' non toglie che, a chi piace il tipo di sonorita' proposte, gli Addiction 96, possano essere molto efficaci.
Sono tornato sotto il tendone per i conclusivi WHITE SKULL, che conoscevo di fama: mi aspettavo un bello spettacolo con delle belle canzoni, sono rimasto un po' deluso. La band ha sicuramente esperienza da vendere, e lo dimostra la sicurezza con cui tiene il palco. Solo che le canzoni...insomma, e' il repertorio si e' rivelato intriso del solito power speed di scuola tedesca, veloce e potente, con bei cori e una front-woman che fa ottimamente il suo dovere con una bella voce roca e decisa. Le similitudini con certe cose dei Grave Digger sono inevitabili secondo me. Ma per quello che mi riguarda e', appunto, sempre la solita roba. Il sound , con il terribile rimbombo delle chitarre non era al meglio, quindi sul lavoro dei due chitarri-sti non posso dire molto, anche se mi sono sembrati efficaci e affiatati. La sezione ritmica mi e' sembrata possente e precisa, forse anche perché la si sentiva di piu'. Purtroppo al quarto pezzo del set ho dovuto lasciare il Made in Bo causa problemi con i mezzi di trasporto, quindi non ho potuto vedere tutto lo show della band. In generale pero' i White Skull non mi hanno impressionato: onesti, ma poco interessanti. Capisco pero' che la Nuclear Blast li abbia messi sotto contratto: nel loro genere possono fare faville.
In conclusione: lo Psychoparty e' stata un'ottima occasione di ritrovo per i fans italiani e un buon motivo per testare band che difficilmente si possono vedere al di fuori della propria regione di provenienza. Rispetto alla stessa manifestazione che vidi due anni fa pero' le band sono state meno interessanti. E' mancata la varieta' delle proposte e un senso di noia alla fine e' stato
inevitabile. Ma questo forse dipende anche dai gusti personali. Comunque spero che l'iniziativa di Psycho! continui anche in futuro...un concerto gratis non si rifiuta mai!