RUSH
Gennaio 2000
Rush - 1974
all'epoca Lee e Lifeson (alla batteria c'era John Rutsey, uno dei batteristi piu' brutti del mondo discografico credo!) erano giovanissimi e si sente. L'album risente parecchio dell'influenza dei Led Zeppelin e i brani non brillano certo per originalita', ma tutto sommato e'un buon esordio. Alcuni brani dell'album continuarono ad essere eseguiti dal vivo, tipo In the mood, Finding my way e ovviamente Working man che gia' presentava qualche segnale di una futura evoluzione; penso pero' che nessuno riuscisse a immaginare quello che sarebbe venuto poco dopo...

Fly by Night - 1975
Entra in formazione un "certo" Neil Peart... Cominciano ad intravedersi segni di cambiamento: il gusto per brani piu' complessi e carichi di atmosfere diverse (vedi By-Tor and the snow dog, un pezzo di oltre 9 minuti), i testi di stampo fantascientifico/fantastico (frutto proprio della fantasia di Peart che si rivelera' essere anche un immenso lyricist oltre che ad uno straordinario batterista). Niente male per una band al secondo album!

Caress of steel - 1975
Uscito a sei mesi di distanza dal precedente, e' l'album della svolta definitiva. In pochissimo tempo la band ha compiuto passi da gigante, arrivando a comporre vere e proprie gemme come The necromancer, The fountain of Lamneth e Lakeside park. Brani che sanno essere allo stesso tempo epici (come faceva giustamente notare Niccolo' qualche giorno fa), hard, melodici, atmosferici. Minchia!

2112 - 1976
Primo capolavoro della band. Inutile dire che il pezzo forte e' la suite omonima posta come pezzod'apertura, ma anche gli altri brani sono favolosi (Tears, The twilight zone, Something for nothing ecc). Ottimi come al solito anche i testi di Peart. Ormai i Rush hanno preso il volo, si muovono a cavallo tra hard rock e prog raggiungendo risultati stratosferici. Memorabili anche le loro prestazioni live, nonostante siano un trio riescono a riprodurre magistralmente i loro complicatissimi pezzi in tutte le loro atmosfere. E infatti...

All the world's a stage - 1976
...non si fa attendere il loro primo live album, che di fatto chiude la prima fase della loro storia. Ottimo album, anche se la scelta dei pezzi privilegia i loro brani meno complessi e tralascia colpevolmente i brani di Caress of steel. Probabilmente e' una scelta voluta, una testimonianza di come erano i primi Rush e un assaggio (2112) di quello che sarebbe venuto in futuro. La loro stagione d'oro infatti e' appena cominciata.

A farewell to kings - 1977
Altro masterpiece. Meno hard del precedente, decisamente piu' orientato sul versante prog, grande spazio a chitarre acustiche e a brani dilatati, atmosferici. Da urlo Xanadu, uno dei loro pezzi migliori di sempre, basato sul Kubla Khan di Coleridge, e Cygnus X-1. Ma non c'e' un solo pezzo che stona, a partire dalla celeberrima Closer to the heart fino alla title track che apre l'album. La risposta canadese a Genesis e compagnia inglese (ma a mio modesto parere non c'e' paragone, a quelle band mancavano la follia e l'autoironia che i Rush sprigionavano a palate ;))

Hemispheres - 1978
Grande anno il 1978! :DD Uno dei motivi e' proprio l'uscita di questo album, ennesimo capolavoro e uno dei preferiti dal sottoscritto. Come altro si potrebbe definire un album che racchiude in se' un pezzo come Hemispheres, una suite incredibile per intensita' e maestosita', con dei testi al solito ottimi e La villa strangiato, una strumentale IMMENSA (un esercizio di autoindulgenza, come lo definiscono loro! :)) che [bastardodentro mode on] i DT si sognano di notte [/off] ;)
Per non parlare di The trees, un pezzo dal feeling particolarissimo e ispiratissimo. Da avere a tutti i costi, anche se non siete fans della band.

Permanent Waves - 1980
Tanto per cambiare, altro discone. Stavolta pero' i Rush sembrano voler cambiare ulteriormente rotta, c'e' un pezzo molto orecchiabile che ottiene un successone (The spirit of radio) e in generale la tendenza sembra quella a scrivere brani meno complessi e piu' d'impatto. Parzialmente vero, perche' Natural Science (altro loro capolavoro) e' l'ennesimo pezzo da 10 minuti che fa impallidire il 99% delle attuali prog band. Per non parlare di Jacob's ledder, Freewill e tutto il resto.

Moving pictures - 1981
Album molto particolare, quasi una via di mezzo tra quello che sara' il futuro sound della band e quello che e' stato. Si alternano cosi' brani molto particolari come Tom Sawyer, Red barchetta (che testo, ragazzi, che testo...e quel riff centrale mi fa uscire di testa ogni volta che lo sento!) e Yyz (altra strumentale da paura, a cui i DT si sono spudoratamenti ispirati per la loro Ytsze' Jam) e altri piu' diretti ma altrettanto splendidi come Limelight. Ottimo lavoro, ancora una volta. Ma si sente che l'ennesima svolta e' vicina

Exit stage left - 1981
E infatti non si fa attendere un album live che fa di nuovo da spartiacque tra due periodi creativi molto diversi tra loro. Un live spaventoso, forse l'album migliore per cominciare a conoscere la loro musica, che presenta il meglio della loro ultima produzione (come se fosse facile scegliere cosa escludere!), un'esecuzione incredibile, un feeling straripante, una band in grandissima forma. Solo il recente Different stages riesce a sfiorare tali livelli di intensita'. E ora siamo pronti per le future sorprese che i Rush riservano...

Signals - 1982
Album che gia' comincia a far storcere il naso ai puristi. Cominciano ad avere grande spazio le tastiere, i pezzi sono piuttosto lineari ed "inquadrati", cosa che non va giu' ai die hard fans che urlano al tradimento. Balle. I Rush non ptoevano continuare a comporre per sempre suite e brani complessi all'ennesima potenza da 10 minuti e cosi' hanno deciso di evolversi mettendo la loro immensa classe a servizio della forma-canzone. Ed ecco brani come Subdivisions, stratosferica nonostante la sua immediatezza o ancora Chemistry e The analog kid che ricorda certe cose dei primi tempi della loro carriera. Ancora una volta i 3 canadesi hanno fatto centro.

Grace under pressure - 1984
Anche in questo caso si sprecano le accuse piu' disparate: "si sono venduti, sono diventati commerciali, blablabla". Tutto quello che volete, ma questo album e' un maledetto CAPOLAVORO. Sicuramente l'album migliore del perido anni 80 della band. Basta sentire Red sector A (si parlava di brani commoventi qualche tempo fa...) per capire di cosa sto parlando. Non serve a niente che ne decanti le lodi, ascoltatelo e basta, non ve ne pentirete.

Power Windows - 1985
Ormai la scia e' quella della musica spostata sul versante tastieristico-elettronico, ma cio' non toglie che i risultati siano ancora una volta ottimi. Il riff di Big money non lascia dubbi sul fatto che i Rush non abbiano perso la loro verve creative, per non parlare di Manhattan project e Mystic rhytms, stupende.

Hold your fire - 1987
Logica prosecuzione di Power windows. I vertici di intensita' di Grace under pressure sono lontani, ma l'album e' decisamente valido, tanto per cambiare. Insomma, brani come Force Ten, Mission, Time stands still non ti fanno certopentire di averlo acquistato. Certo, non si sente piu' la creativita' esplosiva e straripante degli anni 70, ma co me ho gia' detto sarebbe stato inutile ripetere per sempre gli stessi stereotipi. Di sicuro Hold your fire massacrava tutta la concorrenza in ambito rock di quel periodo.

A show of hands - 1989
Ennesimo live, dedicato questa volta alla produzione degli anni 80. Un'altra rush-era si chiude: i pezzi migliori ci sono tutti, la produzione ricalca quella patinata e lucida degli ultimi lavori. Un buon live, ma imho poteva riuscire meglio. La rispettiva VHS invece e' spaziale, impossibile capire come possa un essere umano riesca a suonare il basso come Geddy Lee mentre canta, fa lo scemo e coi piedi maneggia vari pedali per le tastiere, mah. E comunque vedere Peart e Lifeson all'opera e' sempre uno spettacolo!

Presto - 1989
Ma i Rush hanno mai fatto un album sottotono? Si', questo, l'album dei conigli (vedere la copertina). Intendiamoci, e' ben lungi dall'essere un brutto album, pero' manca di incisivita', di inventiva e la produzione eccessivamente pulita non aiuta certo da questo punto di vista. Il tentativo sembra quello di proporre una sintesi tra il periodo degli ultimi anni 70 e quello degli anni 80, ma i risultati non sempre brillano. Pero' brani come Show don't tell, Red tide e Available light lasciano capire che si tratta solo di una pausa momentanea, non dell'inizio della fine.

Roll the bones - 1991
E infatti non ci vuole molto ai Rush per tornare a livelli degni del loro nome. Un album molto particolare, carico di influenze e spunti diversi. Si parte da Dreamline che per qualche oscuro motivo mi ricorda Distant early warning di Grace under pressure, si continua con brani come Roll the bones, dall'andamento veramente strano e originale e comunque riuscitissimo, alla strumentale Where's my thing, all'ottima e intensa Ghost of a chance. Un perfetto miscuglio di tutto cio' che hanno fatto in precedenza e di quello che potranno fare in futuro!

Counterparts - 1993
L'album piu' duro dei Rush da qualche anno a questa parte. Sfiora il capolavoro, l'opener Animate fa cadere la mascella grazie ad un giro di basso con un groove tremendo e a degli stacchi con feeling da vendere. Lo stesso si puo' dire per quasi tutti gli altri pezzi, tipo Cut to the chase, Double agent (che richiama i fasti antichi, con giri particolarissimi e atmosfere diverse che si alternano all'interno di uno stesso pezzo), la strumentale Leave that thing alone e la stupenda COld fire. Peccato solo che un pezzo come Alien Shore spezzi un po' il ritmo dell'album, risultando un po' di maniera e decisamente inferiore qualitativamente a tutto il resto dell'album. Che album, che album...

Test for echo - 1996
Ideal eprosecuzione di Counterparts, anche se leggermente meno ispirato. Peart comincia a trattare temi inconsueti,(vedi Virtuality) e la musica passa da picchi incredibili, come la tile track, Time and motion (che usa stacchi e tempi cari a gente come Sean Malone e compagnia cynica, basti sentire i Gordian Knot), Driven ad altri un po' piu' scontati, come Dog years o the color of right. Ancora una volta pero' un album che vale la spesa. Ancora una volta i Rush pero' hanno saputo assorbire le sonorita' degli anni 90 per metterli al senrvizio della propria musica (e non viceversa!!!) e solo questo e' un merito non indifferente.

Different stages - 1998
Triplo live SPAVENTOSO. Uno dei 3 cd e' dedicato ad un concerto del 1978 assolutamente fenomenale, gli altri due propongono materiale recente, ma anche qualche sprazzo preso dagli album storici - la versione proposta di Natural science e' assolutamente splendida. L'album ovviamente e' dedicato alla figlia e alla moglie di Peart, scomparse entrambe a distanza di un anno l'una dall'altra. Proprio queste due tragedie hanno costretto la band a fermarsi per un periodo, gettando - ancora una volta, come da quasi 10 anni a questa parte - lunghe ombre sul loro futuro. Le ultime notizie dicono che Peart abbia ripreso a suonare recentemente e che in un futuro a dire il vero non proprio prossimo potrebbe esserci una nuova release targata Rush. Penso che ce ne sarebbe bisogno, tanto per ricordare a tutti chi comanda...
"Individually we are a ass, but together we are a genius!"

Ah, c'e' anche un album solista di Lifeson, pubblicato con lo pseudonimo Victor: album decisamente influenzato dalla musica di questi 90's, molto vario e sperimentale (la title track ad esempio). Imho e' veramente ottimo, grazie anche all'ottimo lavoro dei guest presenti sull'album (Les Claypool, il cantante dei grandi I mother earth e altra gente assortita) e si intergra bene con quella che e' la produzione della band degli ultimi anni. Ah, pare che uscira' un secondo capitolo anche di Victor a primavera del 2000, ma le voci per ora non hanno trovato conferma. Speriamo bene...
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