Rush - 1974
all'epoca Lee e Lifeson (alla batteria c'era John Rutsey, uno dei
batteristi piu' brutti del mondo discografico credo!) erano giovanissimi e
si sente. L'album risente parecchio dell'influenza dei Led Zeppelin e i
brani non brillano certo per originalita', ma tutto sommato e'un buon
esordio. Alcuni brani dell'album continuarono ad essere eseguiti dal vivo,
tipo In the mood, Finding my way e ovviamente Working man che gia'
presentava qualche segnale di una futura evoluzione; penso pero' che nessuno
riuscisse a immaginare quello che sarebbe venuto poco dopo...
Fly by Night - 1975
Entra in formazione un "certo" Neil Peart... Cominciano ad intravedersi
segni di cambiamento: il gusto per brani piu' complessi e carichi di
atmosfere diverse (vedi By-Tor and the snow dog, un pezzo di oltre 9
minuti), i testi di stampo fantascientifico/fantastico (frutto proprio
della fantasia di Peart che si rivelera' essere anche un immenso lyricist
oltre che ad uno straordinario batterista). Niente male per una band al
secondo album!
Caress of steel - 1975
Uscito a sei mesi di distanza dal precedente, e' l'album della svolta
definitiva. In pochissimo tempo la band ha compiuto passi da gigante,
arrivando a comporre vere e proprie gemme come The necromancer, The
fountain of Lamneth e Lakeside park. Brani che sanno essere allo stesso
tempo epici (come faceva giustamente notare Niccolo' qualche giorno fa),
hard, melodici, atmosferici. Minchia!
2112 - 1976
Primo capolavoro della band. Inutile dire che il pezzo forte e' la suite
omonima posta come pezzod'apertura, ma anche gli altri brani sono favolosi
(Tears, The twilight zone, Something for nothing ecc). Ottimi come al
solito anche i testi di Peart. Ormai i Rush hanno preso il volo, si muovono
a cavallo tra hard rock e prog raggiungendo risultati stratosferici.
Memorabili anche le loro prestazioni live, nonostante siano un trio
riescono a riprodurre magistralmente i loro complicatissimi pezzi in tutte
le loro atmosfere. E infatti...
All the world's a stage - 1976
...non si fa attendere il loro primo live album, che di fatto chiude la
prima fase della loro storia. Ottimo album, anche se la scelta dei pezzi
privilegia i loro brani meno complessi e tralascia colpevolmente i brani di
Caress of steel. Probabilmente e' una scelta voluta, una testimonianza di
come erano i primi Rush e un assaggio (2112) di quello che sarebbe venuto
in futuro. La loro stagione d'oro infatti e' appena cominciata.
A farewell to kings - 1977
Altro masterpiece. Meno hard del precedente, decisamente piu' orientato sul
versante prog, grande spazio a chitarre acustiche e a brani dilatati,
atmosferici. Da urlo Xanadu, uno dei loro pezzi migliori di sempre, basato
sul Kubla Khan di Coleridge, e Cygnus X-1. Ma non c'e' un solo pezzo che
stona, a partire dalla celeberrima Closer to the heart fino alla title
track che apre l'album. La risposta canadese a Genesis e compagnia inglese
(ma a mio modesto parere non c'e' paragone, a quelle band mancavano la
follia e l'autoironia che i Rush sprigionavano a palate ;))
Hemispheres - 1978
Grande anno il 1978! :DD Uno dei motivi e' proprio l'uscita di questo album,
ennesimo capolavoro e uno dei preferiti dal sottoscritto. Come altro si
potrebbe definire un album che racchiude in se' un pezzo come Hemispheres,
una suite incredibile per intensita' e maestosita', con dei testi al solito
ottimi e La villa strangiato, una strumentale IMMENSA (un esercizio di
autoindulgenza, come lo definiscono loro! :)) che [bastardodentro mode on]
i DT si sognano di notte [/off] ;)
Per non parlare di The trees, un pezzo dal feeling particolarissimo e
ispiratissimo. Da avere a tutti i costi, anche se non siete fans della band.
Permanent Waves - 1980
Tanto per cambiare, altro discone. Stavolta pero' i Rush sembrano voler
cambiare ulteriormente rotta, c'e' un pezzo molto orecchiabile che ottiene
un successone (The spirit of radio) e in generale la tendenza sembra quella
a scrivere brani meno complessi e piu' d'impatto. Parzialmente vero, perche'
Natural Science (altro loro capolavoro) e' l'ennesimo pezzo da 10 minuti che
fa impallidire il 99% delle attuali prog band. Per non parlare di Jacob's
ledder, Freewill e tutto il resto.
Moving pictures - 1981
Album molto particolare, quasi una via di mezzo tra quello che sara' il
futuro sound della band e quello che e' stato. Si alternano cosi' brani molto
particolari come Tom Sawyer, Red barchetta (che testo, ragazzi, che
testo...e quel riff centrale mi fa uscire di testa ogni volta che lo
sento!) e Yyz (altra strumentale da paura, a cui i DT si sono
spudoratamenti ispirati per la loro Ytsze' Jam) e altri piu' diretti ma
altrettanto splendidi come Limelight. Ottimo lavoro, ancora una volta. Ma si
sente che l'ennesima svolta e' vicina
Exit stage left - 1981
E infatti non si fa attendere un album live che fa di nuovo da spartiacque
tra due periodi creativi molto diversi tra loro. Un live spaventoso, forse
l'album migliore per cominciare a conoscere la loro musica, che presenta il
meglio della loro ultima produzione (come se fosse facile scegliere cosa
escludere!), un'esecuzione incredibile, un feeling straripante, una band in
grandissima forma. Solo il recente Different stages riesce a sfiorare tali
livelli di intensita'. E ora siamo pronti per le future sorprese che i Rush
riservano...
Signals - 1982
Album che gia' comincia a far storcere il naso ai puristi. Cominciano ad
avere grande spazio le tastiere, i pezzi sono piuttosto lineari ed
"inquadrati", cosa che non va giu' ai die hard fans che urlano al
tradimento. Balle. I Rush non ptoevano continuare a comporre per sempre
suite e brani complessi all'ennesima potenza da 10 minuti e cosi' hanno
deciso di evolversi mettendo la loro immensa classe a servizio della
forma-canzone. Ed ecco brani come Subdivisions, stratosferica nonostante la
sua immediatezza o ancora Chemistry e The analog kid che ricorda certe cose
dei primi tempi della loro carriera. Ancora una volta i 3 canadesi hanno
fatto centro.
Grace under pressure - 1984
Anche in questo caso si sprecano le accuse piu' disparate: "si sono venduti,
sono diventati commerciali, blablabla". Tutto quello che volete, ma questo
album e' un maledetto CAPOLAVORO. Sicuramente l'album migliore del perido
anni 80 della band. Basta sentire Red sector A (si parlava di brani
commoventi qualche tempo fa...) per capire di cosa sto parlando. Non serve
a niente che ne decanti le lodi, ascoltatelo e basta, non ve ne pentirete.
Power Windows - 1985
Ormai la scia e' quella della musica spostata sul versante
tastieristico-elettronico, ma cio' non toglie che i risultati siano ancora
una volta ottimi. Il riff di Big money non lascia dubbi sul fatto che i
Rush non abbiano perso la loro verve creative, per non parlare di Manhattan
project e Mystic rhytms, stupende.
Hold your fire - 1987
Logica prosecuzione di Power windows. I vertici di intensita' di Grace under
pressure sono lontani, ma l'album e' decisamente valido, tanto per cambiare.
Insomma, brani come Force Ten, Mission, Time stands still non ti fanno
certopentire di averlo acquistato. Certo, non si sente piu' la creativita'
esplosiva e straripante degli anni 70, ma co me ho gia' detto sarebbe stato
inutile ripetere per sempre gli stessi stereotipi. Di sicuro Hold your fire
massacrava tutta la concorrenza in ambito rock di quel periodo.
A show of hands - 1989
Ennesimo live, dedicato questa volta alla produzione degli anni 80.
Un'altra rush-era si chiude: i pezzi migliori ci sono tutti, la produzione
ricalca quella patinata e lucida degli ultimi lavori. Un buon live, ma imho
poteva riuscire meglio. La rispettiva VHS invece e' spaziale, impossibile
capire come possa un essere umano riesca a suonare il basso come Geddy Lee
mentre canta, fa lo scemo e coi piedi maneggia vari pedali per le tastiere,
mah. E comunque vedere Peart e Lifeson all'opera e' sempre uno spettacolo!
Presto - 1989
Ma i Rush hanno mai fatto un album sottotono? Si', questo, l'album dei
conigli (vedere la copertina). Intendiamoci, e' ben lungi dall'essere un
brutto album, pero' manca di incisivita', di inventiva e la produzione
eccessivamente pulita non aiuta certo da questo punto di vista. Il
tentativo sembra quello di proporre una sintesi tra il periodo degli ultimi
anni 70 e quello degli anni 80, ma i risultati non sempre brillano. Pero'
brani come Show don't tell, Red tide e Available light lasciano capire che
si tratta solo di una pausa momentanea, non dell'inizio della fine.
Roll the bones - 1991
E infatti non ci vuole molto ai Rush per tornare a livelli degni del loro
nome. Un album molto particolare, carico di influenze e spunti diversi. Si
parte da Dreamline che per qualche oscuro motivo mi ricorda Distant early
warning di Grace under pressure, si continua con brani come Roll the bones,
dall'andamento veramente strano e originale e comunque riuscitissimo, alla
strumentale Where's my thing, all'ottima e intensa Ghost of a chance. Un
perfetto miscuglio di tutto cio' che hanno fatto in precedenza e di quello
che potranno fare in futuro!
Counterparts - 1993
L'album piu' duro dei Rush da qualche anno a questa parte. Sfiora il
capolavoro, l'opener Animate fa cadere la mascella grazie ad un giro di
basso con un groove tremendo e a degli stacchi con feeling da vendere. Lo
stesso si puo' dire per quasi tutti gli altri pezzi, tipo Cut to the chase,
Double agent (che richiama i fasti antichi, con giri particolarissimi e
atmosfere diverse che si alternano all'interno di uno stesso pezzo), la
strumentale Leave that thing alone e la stupenda COld fire. Peccato solo
che un pezzo come Alien Shore spezzi un po' il ritmo dell'album, risultando
un po' di maniera e decisamente inferiore qualitativamente a tutto il resto
dell'album. Che album, che album...
Test for echo - 1996
Ideal eprosecuzione di Counterparts, anche se leggermente meno ispirato.
Peart comincia a trattare temi inconsueti,(vedi Virtuality) e la musica
passa da picchi incredibili, come la tile track, Time and motion (che usa
stacchi e tempi cari a gente come Sean Malone e compagnia cynica, basti
sentire i Gordian Knot), Driven ad altri un po' piu' scontati, come Dog
years o the color of right. Ancora una volta pero' un album che vale la
spesa. Ancora una volta i Rush pero' hanno saputo assorbire le sonorita'
degli anni 90 per metterli al senrvizio della propria musica (e non
viceversa!!!) e solo questo e' un merito non indifferente.
Different stages - 1998
Triplo live SPAVENTOSO. Uno dei 3 cd e' dedicato ad un concerto del 1978
assolutamente fenomenale, gli altri due propongono materiale recente, ma
anche qualche sprazzo preso dagli album storici - la versione proposta di
Natural science e' assolutamente splendida. L'album ovviamente e' dedicato
alla figlia e alla moglie di Peart, scomparse entrambe a distanza di un
anno l'una dall'altra. Proprio queste due tragedie hanno costretto la band
a fermarsi per un periodo, gettando - ancora una volta, come da quasi 10
anni a questa parte - lunghe ombre sul loro futuro. Le ultime notizie
dicono che Peart abbia ripreso a suonare recentemente e che in un futuro a
dire il vero non proprio prossimo potrebbe esserci una nuova release
targata Rush. Penso che ce ne sarebbe bisogno, tanto per ricordare a tutti
chi comanda...
"Individually we are a ass, but together we are a genius!"
Ah, c'e' anche un album solista di Lifeson, pubblicato con lo pseudonimo
Victor: album decisamente influenzato dalla musica di questi 90's, molto
vario e sperimentale (la title track ad esempio). Imho e' veramente ottimo,
grazie anche all'ottimo lavoro dei guest presenti sull'album (Les Claypool,
il cantante dei grandi I mother earth e altra gente assortita) e si
intergra bene con quella che e' la produzione della band degli ultimi anni.
Ah, pare che uscira' un secondo capitolo anche di Victor a primavera del
2000, ma le voci per ora non hanno trovato conferma. Speriamo bene...