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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
Febbraio 2004

29 febbraio 2004
PAROLE

Sparisci nei fumi di parole inconsistenti che non significano niente per te, ma sono la vita per coloro che ti stanno intorno. Qual è il significato della parole che fluiscono attorno a te, ai tuoi sensi, alle tue emozioni? Quel è il significato della vita stessa senza quelle parole che per te non sono niente ma per altri sono tutto loro stessi, e nient’altro che l’essenza dell’esistenza stessa?
Ho scoperto la vita e mi sono fuso in essa, ho scoperto il fiato del vento invernale e ho inseguito il corso dei miei pensieri e mi sono ritrovato nel mare dell’incoscienza che circonda il futuro e il passato dell’amore umano.
Ho scontrato i fili che sorreggono la mia vita come un burattino abbandonato a se stesso, e mi sono ricordato di essere vivo.
Piango, rido, urlo, bestemmio e sono ancora qui. Solo.

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28 febbraio 2004
OCCHI

Guardo nei tuoi occhi
e vedo me stesso
vedo il futuro
che ci aspetta
dopo una vita
d’affanni.
Guardo nei tuoi occhi
e vedo la fortuna
di essere con te
in questo giorno
qualunque
che con la sola tua presenza
è diventato unico
meraviglioso
magico.
Guardo nei tuoi occhi
e spero di non svegliarmi
mai.

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28 febbraio 2004
TORMENTO

Trovarsi in un’isola e trovarsi solo con te stesso, con i tuoi pensieri che si rincorrono e scompaiono al sole.
La psicologia crolla solo con il salire del vento e vola via, lontano, con la certezza di sparire al primo vagito di un infante bruciato come un foglio di giornale invecchiato nella cenere.
Spargi le tue parole con me, e piangeremo insieme sulle miserie di questa terra, sul destino delle vite di chi non ci conosce e si permette di giudicarci, sulle onde del mare che si infrangono sugli scogli di una spiaggia desolata e solitaria.

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27 febbraio 2004
MINUTI

Spargi pochi minuti sul tavolo della vita, e osserva come si dispongono. Possono essere lontani e confusi, o apparire vicini come se seguissero uno schema che nessuno riesce a capire. Cerca quindi di dare un colore ad ognuno di essi, come se dovessero scomparire all’istante e tu stessi cercando di fissarli nella mente prima di credere che non siano mai esistiti. Divora quei minuti in un batter di ciglia perchè devi esserne affamato, devono essere il fulcro attorno al quale gira la tua vita, devono ricordarti che domani non ci sarai più e devi far si che il tuo passaggio non sia stato vano.
Se hai sparso pochi minuti sul tavolo, allora saprai già la risposta alle domande che ti sto per fare.
Di che colore è il volo di una colomba?
Che suono fa il pennello di un musicista sordo?
Quanti giorni mancano al calar del sole?
Cerca le risposte in quei pochi minuti che sono sparsi lì davanti ai tuoi occhi, lì davanti a te. Cerca le risposte e urlale al vento, al cielo, al mare. Urla finchè avrai fiato in corpo. Urla.
Urla.

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26 febbraio 2004
CANDELA

A volte basta accendere una candela in una stanza buia, per essere travolti da emozioni che credevamo dimenticate o assopite. A volte basta accendere quella candela, e recuperiamo ricordi di tempi remoti o perduti, e come d’incanto accendiamo la luce su zone di memoria che vorremmo serbare per sempre nel nostro cuore.
Cosa ci spinge, in fine, ad accendere quella candela? Il desiderio di guardarci dentro, di ricordare quello che siamo stati e di studiare o approfondire quello che siamo attualmente, come se non fossimo capaci di progredire senza aver prima superato tutti i traumi del passato. Il che, in fondo, è anche quasi vero.
Come faremmo, senza quella candela, ad illuminare la nostra coscienza e a ricondurci a momenti dei quali ci saremmo altrimenti dimenticati? Siamo pezzi di cera che aspettano l’ennesima fiammella per consumarci su di un misero tavolo di legno. Siamo tutti pezzi di cera che si scioglierà al calore di un fuoco solitario che non ci scalderà nemmeno. Siamo solo pezzi di cera modellati un giorno da un demiurgo che non vorrà mai conoscere la nostra sorte.
Accendete una candela, e bruceremo con voi.
Accendete una candela, e vi terremo compagnia.
Accendete una candela, e ci consumeremo per voi.

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26 febbraio 2004
FALCO

Ho visto il colore degli occhi
di un falco ferito
costretto a volare lontano
dalla sua tana
e dai suoi amori,
e mi sono ritrovato
proiettato lontano
da questo piano d’esistenza
in cui nulla è vero
quanto un fuoco fatuo
che si accende di notte
per un osservatore solitario
invisibile a tutti
ma non a te.
Sei tu il colore
degli occhi di quel falco
e sei tu il calore
di questo piano d’esistenza
in cui nulla è vero.

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25 febbraio 2004
VELO

Ho strappato il velo del vento
per farmi trasportare
su ali argentate
fino alla valle dei ricordi
che non svanirà domani.
Ho strappato il velo del pianto
solo per ricordare
che il nero della vita
è il colore più caldo
a cui possa aspirare
ed il nero della vita
è l’unico drappello
che possa afferrare.
Ho strappato il velo del canto
e ho urlato la gioia
di non essere una pietra
di non essere la noia.
Ho strappato il velo del canto
e ho pianto nel vento.

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25 febbraio 2004
BORIA

Siamo anime vuote
che vogliono raggiungere il paradiso
facendo solo tre passi,
siamo pagine vuote
su cui nessuno ha scritto
il titolo della nostra vita,
siamo aride menti
che non riescono a pensare
a nulla di positivo
che non sia in conflitto
con le esigenze di altri,
solo per apparire grandi
e solo per apparire diversi.
Siamo anime vuote
che si calmano soltanto
con la nostra convinzione
di non essere vuoti e nudi
mentre in realtà
non ci siamo mai vestiti.

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24 febbraio 2004
LACRIMA

Ho dipinto una lacrima
con i colori del pianto
solo per vedere i tuoi occhi
riflessi nei miei.
Ho dipinto una lacrima
con i colori del pianto
e mi sono risvegliato
in un incubo di spine.
Ho dipinto una lacrima
con i colori del pianto
solo per svegliarmi
vicino a te.
Ho dipinto una lacrima
con i colori del pianto
e mi sono bastati
per non chiedere nulla più.

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24 febbraio 2004
VIA DA QUI

Ho spento la luce del mio animo
e te con lei
e te con tutto me stesso.
Ho spento la speranza
e mi sono risvegliato
nel nulla perduto
tra facce conosciute
di amici ritrovati
che portano pace
ad un cuore malato
che niente chiede
se non sollievo.
Ho spento me stesso
e mi sono risvegliato.
Ho spento me stesso
e mi sono scottato.
Ho spento me stesso
e me ne sono andato.

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24 febbraio 2004
CUSCINO

Mi sono addormentato sotto il calore di un sole che non è niente se paragonato alle luci dei tuoi occhi, del tuo sorriso, del tuo intero ed immenso essere. Vorrei non svegliarmi mai, solo per abbracciarti come un cuscino che non mi lascia mai, e spero che non scompaia al sorgere del sole di un giorno dannato che non dovrà mai ricomparire.
Svegliami e mi sentirai urlare, svegliami e piangerò per te, svegliami e non sarò nient’altro che un cuscino su cui svegliarti e sul quale potrai piangere quando vorrai.

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24 febbraio 2004
AMEN

Venti pietre si sono frantumate
sul tocco delle tue dita
fragili e resistenti
ma piangi le tue lacrime
come cristalli di vetro
rotti in frantumi
come gocce di rugiada
di iride irrisolte.
Splendi per l’ultima volta
e rincorri il tuo futuro
come una capanna di giunchi
arsa dal sole
e scomparsa dal mondo
come un’onda di cipolla
che svanisce nel cuore
di una foglia di pianto
e voglia di volare
lontano.

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24 febbraio 2004
SETTE

Spargi i tuoi sensi sul bianco
di un foglio strappato dal vento
e rincorri quei sensi
che hai perduto nella veglia
dell’ultima disillusione
vanificata.
Sette valli si sono incendiate
al solo tuo passaggio
e sette soli si sono spenti
per un tuo sguardo lascivo.
Come fai a pensare che
qualcuno ti possa rifiutare
o come fai a credere
che tutto sia finito
quando non è nemmeno iniziato?
Spargi i tuoi sensi al vento
e cerca quelle sette valli
e riaccendi quei sette soli
perchè sei tu il tuo cammino
e tu il tuo bastone
che ti sorreggerà sempre,
per valli e per mari,
sotto sette soli
ed infinite lune.
Spargi i tuoi sensi
e ricordami di non piangere
per una vita spezzata
dalle troppe volontà,
ma di sorridere sereno
al sorgere dell’ennesimo sole
in quest’ultima serata insieme.
Che senso ha tutto ciò?
Niente e nulla,
se tu non sei sotto quel sole.
Nulla e niente,
se tu non sei qui.
Con me.

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23 febbraio 2004
VENTO

Aspetta il lento trascorrere dei minuti, e ricorda a te stesso che non sei altro che polvere, destinata a ridiventare polvere, niente altro che polvere.
Che senso può avere attardarsi nella speranza di qualcuno o qualcosa, quando non esiste alcuna possibilità di un futuro differente dalla polvere? Non siamo altro che vuote speranze, i nostri pensieri e le nostre emozioni possono solo colmare l’inutile essenza di una giornata, tanto quanto il pianto di un bambino. Non siamo altro che vuote speranze, ed i nostri sogni sono destinati a frantumarsi contro quelle scogliere altissime che si ergono ai confini della nostra esistenza, laddove ci scontriamo con le realtà degli altri e del mondo intero.
Anche la polvere ha un’anima, è vero, ma questa si tramuta in una folle corsa all’apatia che non potrà mai avere vincitori nè vinti, e neppure medaglie d’oro, d’argento o di bronzo. Non c’è traguardo da superare, nè vittoria da conseguire. Si può solo sperare che gli ostacoli che ci si pareranno immancabilmente davanti non ci colgano impreparati. Possiamo solo sperare, in quei momenti, di avere qualcuno al nostro fianco. Possiamo solo sperare che finiscano in fretta.
Il vento si è destato
e sta portando con sè
tutte le speranze che animavano il domani.
Il vento si è destato
col sorgere di quel sole
che non riesce più a scaldare nemmeno una foglia morta.
Il vento si è destato
solo per morire
e portare con sè tutte le nostre dannate illusioni.
Il vento si è destato
e con lui la certezza
che non torneremo bambini col passare del tempo.
Il vento se ne è andato
e con lui la poesia
di una vita passata a rincorrere millantate oasi utopiche
e con lui l’amarezza
di non saper più distinguere tra bene e male.

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22 febbraio 2004
SOLA

Dimenticati di te
e ricorda il tuo tempo
emozioni dimenticate
e mai vissute
di un tempo che non tornerà
per te, per me,
per tutti coloro che
ci circondano ogni giorno.
Dimenticati di te
e ricorda ogni istante
che hai vissuto
fino ad oggi
perchè il domani
non tornerà
se non lo chiamerai
a gran voce.
Dimenticati di te
finchè non sarai sola.

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22 febbraio 2004
PRESENTE

Il passato è un tempo che
non tornerà.
Accarezza il presente
sei tu.
Sogna il futuro ma
ricordati di versare
ogni lacrima di gioia
per il giorno appena trascorso.
Sei tu il presente
sei tu il futuro
sarai tu il tuo passato.
Accarezzati.

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22 febbraio 2004
VIOLA

Trecento onde mi hanno sommerso
nel mare viola
di lacrime pieno
e mi sono risvegliato
in un letto di lacrime
solo per accorgermi
di essere sempre solo
solo per accorgermi
di non essere con te
a guardare quel mare viola
che sono i miei pensieri
quando non penso a te
che non sei qui con me
a dividere il calore
di un sole malato.
Trecento onde mi hanno sommerso
e mi sono risvegliato
in un letto di lacrime.

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22 febbraio 2004
CENTO

Avrei cento cose da dirti
nella mia mente
poi ti vedo
mi basta guardarti
e mi sono perso nei tuoi occhi
così profondi
come un oceano inesplorato
da tutti temuto
e mai avvicinato.
Avrei cento cose da dirti
ma non appena ti vedo
non riesco più a ragionare
e penso soltanto
a quando potrò rivederti
ancora.
Avrei cento cose da dirti
ma penso ne basti una
è a te che penso
ad ogni respiro.

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8 febbraio 2004
COCCODRILLO

Ieri sera ho incontrato un coccodrillo al pub, e ci siamo ritrovati a parlare dei tempi passati. Lui ha ordinato un negroni sbagliato, e si è messo a ricordare i tempi in cui rincorreva le correnti del fiume in cui nuotava. Io ho ordinato una misera birra media, e i discorsi sono finiti sui tempi passati, sulle lacrime versate e perse dietro un ideale che nessuno dei due ha mai raggiunto.
Il coccodrillo avrebbe voluto essere presidente del fiume in cui viveva, ma l’avvicendarsi della vecchiaia gli aveva impedito di esaudire le sue volontà. Io avrei semplicemente voluto essere felice, e forse era un desiderio così difficile che non avrei avuto nessuna possibilità di riuscita se non avessi incontrato lui, quella sera, in quel fatidico pub.
Ricordi di una vita sognata sono andati svanendo e ricomponendosi come lampade cinesi che prendono fuoco alla fine di una giornata che nulla lascia dietro di sè se non l’acre odore di fumi indiscussi di speranze dimenticate, come a ricordarci e a dimostrare che non siamo niente in questa vita che scorre e continua a scorrere come niente fosse, indifferente alla nostra presenza e alle nostre malaugurate vicende. Cosa possiamo fare, noi misere bestie, di fronte all’assoluta e indissoluta vacuità del domani? Niente.
E un negroni dopo l’altro, birra dopo birra, il coccodrillo mi ha svelato il suo segreto per riuscire a tirare avanti giorno dopo giorno, ora dopo ora, emozione dopo emozione. Lascia che il sospiro dell’amarezza ti accarezzi la pelle ma non lasciare che ti si soffermi addosso come la rugiada sulle foglie nella prima mattina. Lascia che i ricordi fluiscano sopra di te e si soffermino sulla tua esistenza solo quando è realmente necessario, perchè è merito e colpa loro se tu sei quello che sei, e ti ritrovi a piangere dopo aver mangiato il tuo ultimo pasto della misera vita che stai conducendo. Non pensare al domani che forse non arriverà mai, ma vivi ogni singolo istante della tua giornata come se fosse l’ultimo che tu possa respirare, gonfio di aspettative irrisolte e prospettive annunciate solo a te. Respira l’aria intorno a te come una rondine quando sente l’arrivo della primavera, irrinunciabile e sicura come la morte annunciata e da tutti temuta. Credi in quello che senti, in quello che il tuo spirito sa essere la cosa giusta, senza badare a quello che ti possono dire gli altri, invidiosi della tua essenza e ignoranti della tua esistenza.
Non devi chiuderti in te stesso e privarti degli amici. Essi sono una parte essenziale della tua esistenza, come l’anidride carbonica che espelli ogni giorno tra un respiro e una lacrima versata sulla spalla di chi ti è vicino. Il segreto della felicità è già dentro di te, dentro il tuo essere, dentro le tue emozioni e le tue sensazioni. Devi dare ascolto agli altri solo nei limiti delle tue conoscenze e delle tue aspettative, ma senza prendere per oro colato tutto quanto ti viene detto. Spesso un consiglio si può rivelare un tradimento del tuo più intimo essere, e divenire, col passare del tempo, nient’altro che un’aspettativa che ti sei ormai creato e non sei in grado raggiungere con le tue sole forze.
È stato a questo punto che il coccodrillo ha sollevato il suo calice e ha brindato alla gioia di vivere, lui che per primo si ritrova a piangere ogni qualvolta commetta un errore quotidiano che gli comparirà davanti agli occhi anche il giorno dopo, o la sera stessa. Ed è stato allora che ho capito, finalmente.
Siamo tutti coccodrilli. Siamo tutti bestie ritenute orribili che cercano soltanto di appagare se stessi, commettendo uno sbaglio dietro l’altro, e ripetendoci all’infinito. Dove sta la soluzione? Non c’è. O meglio, è dentro di noi.
Ma siamo così presi dalla nostra stessa esistenza che non riusciamo a vederla, e non possiamo capirla senza cambiare noi stessi per primi, e spesso non lo vogliamo fare. Se vogliamo, non ne siamo capaci. Se ne siamo capaci, non ci riusciamo. Non pienamente.
E allora abbiamo brindato insieme alla nostra misera esistenza, alle nostre lacrime versate e a quelle che ancora teniamo dentro di noi e che usciranno domani, quando commetteremo l’ennesimo sbaglio che crederemo di comprendere e invece non sarà nient’altro che quella parte di noi che vogliamo tanto cambiare e non possiamo modificare, perchè è parte di noi e di quello che siamo, di ciò che pensiamo, noi.
Ci siamo salutati con la promessa di ritrovarci ancora, a brindare sulle nostre disgrazie e sulle nostre poche fortune. Ieri sera ho imparato a piangere su me stesso con la cognizione di quello che sono, e senza la smania imperante di voler cambiare senza aver imparato nulla di me stesso.
Alla prossima volta, coccodrillo. Per allora avrò imparato ad essere come te, a non voltare le spalle al dolore che mi porto dentro.
Alla prossima volta, coccodrillo. Per allora avrai imparato che nessun sogno vale la pena di essere vissuto se non ci si mette l’anima dentro, e con essa tutte le speranze di raggiungere l’obiettivo prefissato.
Alla prossima volta, coccodrillo. Per allora ci ritroveremo ancora insieme a ricordare la nostra vita e i nostri sbagli, le nostre speranze e i nostri errori, con la speranza di non commetterli più ma la certezza che non ci riusciremo mai. Perchè siamo tutti coccodrilli, dentro di noi, e non aspettiamo altro che di commettere l’ennesimo sbaglio per piangere su noi stessi e continuare la nostra vita, come niente fosse successo.
Alla prossima volta, coccodrillo.

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7 febbraio 2004
VECCHIO

Ho visto un vecchio piangere
e mi sono fermato
sulla soglia dei ricordi.
Ho visto una foglia volare
nel freddo vento autunnale
fino ai tuoi piedi
e restare in silenzio
quel silenzio dannato
a cui siamo tutti condannati
per il male che ci facciamo
illudendoci di amare qualcuno
e volendo soltanto
essere in pace con noi stessi.
Ho visto un vecchio piangere
sui suoi ricordi
e mi sono fermato
prima che il vento
mi spingesse oltre
la soglia della pace interiore.
Ho visto quel vecchio piangere
sui suoi ricordi perduti
per il tempo passato
a rincorrere sogni
che non torneranno
mai più.
Segui i consigli
di un soffio di vento
e rincorri il futuro
finchè ne hai il tempo
perchè non tornerà
quando lo cercherai domani
perchè lo rimpiangerai
quando le primavere trascorse
saranno solo foglie morte
che avvizziscono da sole
come ricordi smarriti
di un vecchio disilluso.

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